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Riforma delle professioni sanitarie. Il Ministero apre anche alle associazioni
[mercoledì 26 maggio 2010]

Non solo gli Ordini ed i Collegi ma anche le associazioni dei professionisti dell’area sanitaria potranno contribuire a ridefinire il sistema che li vede coinvolti. A confermarlo lo stesso direttore generale delle professioni sanitarie Giovanni Leonardi durante un incontro avvenuto ieri al ministero della Salute con i rappresentati dell’area sanitaria di Confprofessioni.

Ad informare della riunione Roberto Callioni consigliere di giunta di Confprofessioni presente all’incontro insieme ai colleghi Giacomo Melillo e Carlo Scotti

“Apprezziamo la scelta del Governo di procedere a tavoli di lavoro omogenei, per comparti professionali”, commenta Carlo Scotti. “Il Ministero della Salute –continua Scotti- è il destinatario privilegiato delle specifiche esigenze dei professionisti della sanità privata. Sul fronte della riforma delle professioni sanitarie abbiamo chiesto una definitiva discontinuità con le logiche della concorrenza  e una netta distinzione dalle regole proprie dell’attività di impresa”.

Pubblicità sanitaria, tariffe minime e formazione alcuni dei temi affrontati durante l’incontro che è servito anche per chiarirsi su altri temi non strettamente legati alla riforma delle professioni come l’inquadramento giuridico del personale ausiliario dello studio sanitario e gli assetti societari delle società tra professionisti che dovrebbero, precisano Confprofessioni, prevedere l’apporto di capitale esterno, ma sempre sotto il controllo da liberi professionisti.

“Abbiamo voluto rimarcare la posizione di Confprofessioni -sottolinea Roberto Callioni- ribadendo che il legislatore deve distinguere tra le esigenze di riforma del sistema ordinistico da quelle dell’attività professionale che impattano sulle modalità di esercizio e che presenta risvolti economico-organizzativi che fanno capo agli organismi di rappresentanza sindacale dei professionisti e non agli ordini”.


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