La vicenda pubblicata da qualche quotidiano tra cui il Corriere della Sera porta certamente alla luce uno dei possibili rischi della sanità affidata alla finanza ma pone anche molti interrogativi sui controlli e le tutele per i cittadini.
Questa la cronaca riportata dai quotidiani. Una clinica dentale con le vetrine su un centrale viale di Milano, fino a fine 2008 sotto il marchio di una nota catena di franchising che poi gli ha proibito di utilizzare il proprio nome, dal 31 maggio scorso non apre più gli studi. La causa la scomparsa dei titolari spagnoli di cui nessuno sembra sapere dove risiedano. Neppure i dipendenti o uno degli oltre dieci odontoiatri che collaboravano con la struttura ne sanno nulla; anche loro un mattino hanno trovato le saracinesche abbassate. Non sa nulla neppure il direttore sanitario, una dentista italiana al nono mese di gravidanza. Ma sono i pazienti quelli più colpiti dalla “scomparsa dei titolari”, molti di loro hanno cure da completare, riabilitazioni protesiche da terminare per le quali avevano già versato congrui anticipi. E sono propri le denuncie dei pazienti e dei collaboratori alla Guardia di Finanza che hanno fatto avviare le indagini.
Se non stupisce che truffe di questo genere tocchino come altri settori anche quello dentale ci si chiede come sia possibile che una società, registrata come “gestione uffici temporanei e residence” possa gestire una clinica odontoiatrica ottenendo le autorizzazioni necessarie e come mai odontoiatri e direttore sanitario non si siano accorti di nulla fino al mattino che hanno trovato gli studi chiusi?