L’erroneo convincimento che le prestazioni odontostomatologiche, specialmente quelle di natura chirurgica, presentino rischi minori rispetto ad altri tipi di intervento ha spesso portato a sottovalutarne i pericoli. Per questo gli Autori del Lavoro pubblicato su Italian Oral Surgery (2010;03:104-113) evidenziano il ruolo essenziale della valutazione clinica del paziente mediante la diagnostica funzionale di laboratorio per ridurre le eventuali complicanze operative e postoperative,.
“La determinazione dello stato preoperatorio –sostengono gli Autori- permette l’identificazione dell’eventuale rischio correlato alla procedura chirurgica e anestesiologica prescelta in relazione alle condizioni del paziente e alle probabili patologie d’organo associate, rendendo possibile il coordinamento di tutti i provvedimenti in grado di ridurre sia la morbilità sia la mortalità operatoria”.
Attualmente, continuano, la diagnostica funzionale di laboratorio tende a riconoscere come essenziali solo alcune indagini estrapolate dalle condizioni cliniche del singolo paziente e dall’entità dell’intervento chirurgico. Queste analisi sono fondamentalmente riconducibili alle condizioni di funzionalità emostatica e d’organo le quali permettono di rilevare eventuali disordini emocoagulativi e alterazioni di apparati e strutture coinvolti nell’attività anestesiologica e chirurgica.
“Consideriamo –concludono- comunque essenziale e indispensabile per qualsiasi atto chirurgico effettuare una valutazione di base della funzionalità emostatica e metabolica, comprendente un esame emocromocitometrico, con particolare riferimento al fibrinogeno, il tempo di protrombina, l’International Normalized Ratio, il tempo di tromboplastina parziale e la glicemia”.