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A Bolzano finiscono i soldi per l’odontoiatria pubblica: pazienti e dentisti abbandonati. AIO: sono le conseguenze del convenzionamento. La Provincia: è colpa dei dentisti
[giovedì 23 settembre 2010]

Non ha pace la legge sull’odontoiatria della Provincia autonoma di Trento nata nel 2009 per dare la possibilità ai residenti (con modalità diverse) di effettuare le cure odontoiatriche oltre che presso le strutture pubbliche anche negli studi privati convenzionati direttamente con la Provincia oppure, se autorizzati dal CUP, in tutti gli studi della Provincia con la formula indiretta (ovvero il paziente paga al dentista la prestazione al prezzo pieno e poi la Provincia gli rimborsa una parte del costo).

Ora alcuni dentisti dei 14 convenzionati finiscono il budget e la Provincia “gli ricorda” che per contratto devono ugualmente portare a termine le cure iniziate e gli blocca le nuove visite.

A dare risalto alla vicenda è l’AIO che attraverso una nota evidenza il problema.

“Il budget messo a disposizione –spiega l’AIO- è terminato a causa di un software gestionale male impostato. L’allarme budget si è manifestato quando ormai la maggior parte dei piani di cura era già stata avviata. A questo punto, gli uffici provinciali hanno imposto agli studi di non iniziare nuovi trattamenti, ma di completare quelli in convenzione già in corso”. I medici, ricorda l’AIO, “sono ora costretti a portare a termine i trattamenti già in essere a proprie spese, pena una denuncia penale dalla ASL e una deontologica dall’Ordine”. “Quello delle convenzioni è un tema molto delicato -afferma Salvatore Rampulla presidente AIO- l’assistenza odontoiatrica alle fasce più deboli è certamente un dovere etico della professione medica e un dovere sociale da parte delle istituzioni, con il rispetto però delle competenze e delle professionalità delle parti in causa. In questo ambito, AIO sostiene che sia necessario impostare i rapporti tra pubblico e privato non solo da un punto di vista meramente economico o burocratico, bensì in un’ottica di collaborazione che tuteli la figura professionale dell’odontoiatra e che permetta a questi di rispondere alle esigenze dei pazienti più bisognosi con serietà e serenità”.

“Per questo”, continua Rampulla, “l’unico sistema che può garantire la salute dei cittadini e la dignità dei professionisti è il sistema di assistenza indiretta”.

Di parere diverso l’Assessorato alla salute ed alle politiche sociali e l’Azienda provinciale per i servizi sanitari che ricordano come i problemi “derivano unicamente da una mancata corretta pianificazione di alcuni studi, pianificazione che doveva essere compatibile con il budget assegnato”. Per quanto riguarda le caratteristiche funzionali del software, continuano, quest’ultimo serve tra l’altro anche allo studio dentistico per organizzare autonomamente il lavoro e gli aspetti finanziari. Se lo studio non si attiene alle indicazioni precise, scritte nella convenzione, il problema è unicamente dello Studio dentistico che non ha organizzato correttamente il proprio lavoro”.

La Provincia ci spiega come nella convenzione controfirmata dal dentista è chiaramente indicato che lo studio accetta in cura “un numero di utenti il cui fabbisogno di prestazioni odontoiatriche sia compatibile con il limite finanziario assegnato” garantendo “all’utente la continuità delle prestazioni odontoiatriche definite nel piano di cura per tutta la durata del contratto”.  Le clausole della convenzione, spiegano da Trento, “avevano un unico obiettivo, quello di tutelare i pazienti in modo che chi avesse una prima visita presso uno studio avesse la garanzia di terminare le cure adeguate di cui aveva bisogno”.

 


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