La Sprema Corte con la sentenza numero 22122 del 29 ottobre sostiene la legittimità dell’utilizzo, ai fini dell’accertamento induttivo, delle risposte ai questionari fornite dai clienti di un'azienda, per mezzo delle quali si arriva a un diverso volume d'affari.
La vicenda nasce ad un accertamento ad una società di persone, non del settore dentale, da parte della Guardia di Finanza che aveva determinato maggiori redditi di quelli dichiarati mediante la ricostruzione del prezzo medio di ciascuna prestazione, attraverso questionari inviati ai clienti.
La società faceva ricorso ma la Cassazione nell'articolata motivazione della sentenza legittima le procedure dell’accertamento stabilendo, tra gli altri, che il fisco può utilizzare ai fini dell'accertamento induttivo, i questionari a cui rispondono i clienti di un'azienda e per mezzo dei quali viene ricostruito un diverso volume d'affari.