Due terzi degli studi dentistici italiani, prevalentemente quelli più grandi, praticano l’implantologia ed ad operare sono prevalentemente professionisti che si dicono “specialisti” mentre i pazienti che si affidano a queste terapie si rivelano informati sui trattamenti implantoprotesici proposti.
A fotografare l’implantologia italiana è una ricerca della Key-Stone – istituto specializzato nel settore della salute e benessere - svolta su un campione rappresentativo di oltre 800 dentisti, ed effettuata in collaborazione con la SIO, Società Italiana di Implantologia Osteointegrata.
Gli studi dentistici che la praticano sono oltre 24.000 di questi poco più del 20% si avvale di un consulente esterno e il 13% si dichiara specializzato in implantoprotesi. La percentuale di studi che praticano questa disciplina aumenta del 5% all’anno, passando dal 55% del 2006 al 67% del 2010.
La specializzazione, dichiarata, del professionista sembra essere un fattore di maggiore fiducia del paziente visto che coloro che si dicano specializzati e iscritti a società scientifiche, nonostante non esista una specialità in implantologia, hanno un numero più elevato di pazienti. In particolare, rileva la ricerca, i dentisti che hanno più di dieci anni di esperienza in chirurgia impiantare vantano un numero medio doppio di pazienti rispetto a chi pratica questa disciplina da meno di cinque anni. Dal punto di vista clinico le nuove tecniche implantari cominciano ad essere utilizzate da sempre più professionisti; così la chirurgia guidata assistita è praticata dal 13% del campione che, a sua volta tratta mediamente il 12% dei pazienti e l’implantologia a carico immediato è utilizzata, sia pur occasionalmente, dalla metà degli intervistati che pongono a loro volta circa il 10% degli impianti con questa metodica.
La proiezione statistica sul totale dell’universo di riferimento porta a stimare in circa 900.000 i pazienti che sono stati sottoposti a trattamenti implantari nell’ultimo anno, con una media di circa 40 per ogni studio dentistico. Un fenomeno particolarmente sviluppato nel Nord Italia e negli studi di più antica apertura. “Nel Centro Sud – spiegano dalla Key-Stona- il numero inferiore di pazienti è probabilmente dovuto anche ad una maggiore presenza di studi di piccole dimensioni. Gli studi meno recenti hanno una base di pazienti leggermente più ampia, probabilmente grazie ad una clientela maggiormente consolidata. Più significativo notare che all’aumentare delle dimensioni, aumenta il numero medio di pazienti anche se non proporzionale: 19 il numero medio di pazienti in più per chi ha un riunito, 32 per chi ne ha due e 58 per le strutture con tre o più unità operative”.
Pazienti italiani che sembrano apprezzare questa terapia probabilmente perché, oggi, la conoscono. Infatti il 60% dei dentisti dichiara che i pazienti arrivano in studio già informati sulle possibilità offerte dalla chirurgia impiantare. E secondo l’opinione dei tre quarti degli implantologi, sempre più spesso il paziente giunge in studio già deciso a sottoporsi ad un trattamento.
“È soprattutto l’idea del risparmio, non solo economico ma anche biologico, a guidare le scelte dei pazienti – motiva Roberto Rosso presidente Key-Stone - poiché grazie all’implantologia si possono effettuare riabilitazioni riducendo il numero di elementi protesici. D’altro canto, ancora una volta è dimostrato come siano i dentisti più evoluti da un punto di vista professionale e imprenditoriale ad ottenere migliori risultati in termini di pazienti e volumi, a dimostrazione di una domanda fortemente influenzata dalla qualità dell’offerta di prestazioni odontoiatriche”.