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Creare fondi territoriali aperti per sopperire alle carenze dell’odontoiatria pubblica. Uno dei suggerimenti da una ricerca Università di Bologna e Fondazione Unipolis
[lunedì 6 dicembre 2010]

Nei prossimi anni, fortunatamente, l’aspettativa di vita aumenterà ancora ma questo avrà come conseguenza negativa l’aumento del rischio di povertà per gli anziani. A lanciare l’allarme è una ricerca  dell’Università di Bologna e della Fondazione Unipolis (Gruppo Unipol), che ha cercato di valutare quale possa essere una reale collaborazione tra pubblico e privato nel futuro per realizzare un Welfare realmente efficacie.

Dalla ricerca emerge che quasi un quinto di coloro che andranno in pensione al 2050 avranno diritto ad una previdenza pubblica addirittura inferiore all’assegno sociale (oggi pari a 450 euro) e non va meglio per le pensioni integrative. A rischio saranno principalmente i lavoratori precari o con impieghi discontinui, ma anche quelli autonomi. Anche le donne saranno penalizzate: oltre il 20% di loro avranno una pensione pubblica inferiore al livello di povertà.

Ma i problemi non saranno, ovviamente, solo sul fronte previdenziale ma anche su quello sanitario; settore già oggi in affanno.

Per quanto riguarda l’assistenza odontoiatrica la ricerca evidenzia i problemi ormai noti: un servizio pubblico che non riesce a soddisfare anche le sole richieste delle persone socialmente deboli demandando ai privati l’assistenza; cosa che per il cittadino si traduce in una spesa di circa 4 miliardi di euro l’anno

“Per cercare di contrastare questo trend occorrono interventi –dicono i ricercatori- in grado di affrontare non solo la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale dal punto di vista del bilancio pubblico, ma anche la sua efficacia sociale. Per questo diventa sempre più necessario puntare sulla previdenza integrativa, in modo che possano garantirsi una vecchiaia più sicura e serena prestando attenzione alla copertura dal rischio di variabilità dei rendimenti realizzati dai fondi pensione sui mercati finanziari”.

Per quanto riguarda l’odontoiatria, viene avanzata la proposta di definire modelli innovativi di collaborazione tra pubblico e privato; per esempio attraverso la costituzione di fondi sanitari su base territoriale, che avrebbero il vantaggio di avere costi più contenuti e di poter garantire prestazioni più qualificate ai cittadini. Ma non solo, rispetto all’attuale modello dei fondi integrativi i ricercatori indicano la necessità che questi fondi siano “aperti” prevedendo anche una gestione pubblica diretta da parte delle aziende sanitarie con un apposito meccanismo assicurativo integrativo di natura volontaria. Fondi promossi da soggetti pubblici ma gestiti da soggetti privati.

Ma alla fine, oltre alla necessità di ideare modelli di gestione sanitaria ottimali, i ricercatori convengono sull’importanza “di aumentare gli investimenti in comunicazione e prevenzione con campagne di sensibilizzazione sui comportamenti per favorire una corretta igiene orale e prevenire le patologie odontoiatriche, in collaborazione con il sistema scolastico e coniugando comunicazione con appositi percorsi formativi”.


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