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Dall’Italia a Madrid per laurearsi in odontoiatria. Il racconto di uno studente “pendolare”
[mercoledì 19 gennaio 2011]

Prima che il Giornale dell’Odontoiatra pubblicasse una inchiesta in cui veniva quantificato il numero di studenti italiani iscritti nelle due università spagnole private (UEM e UAX) il fenomeno era rimasto nell’ombra. Oggi la possibilità di studiare odontoiatria all’estero e poi chiedere il riconoscimento del titolo di studio in Italia viene indicato dalle associazioni odontoiatriche uno dei problemi dell’odontoiatria italiana quasi al pari dell’abusivismo, del turismo odontoiatrico e del low-cost.

E poco importa se i 750 studenti italiani, saliti quest’anno a circa mille, che studiano in Spagna (che si sommano a quelli ungheresi e rumeni) siano prevalentemente “figli d’arte” che una volta laureati avranno il posto sicuro nello studio di famiglia. D'altronde quanti sarebbero disposti a spendere più di 100mila euro per laurearsi i Spagna per poi venire a fare il dentista precario in Italia.

Sono molti quelli che ci spiegano che studiare in Spagna non vuole dire “comprare” la laurea ma solo riuscire ad evitare il numero chiuso italiano: da quest’anno è stato introdotto un tetto massimo di 150 studenti stranieri ad ateneo selezionando le candidature con un test di ingresso basato prevalentemente sulla conoscenza dello spagnolo. Ottenendo anche una ottima preparazione. “L’avessi avuta io una preparazione simile avrei evitato di spendere un fracco di soldi in corsi di perfezionamento post laurea”, ci dice la mamma (dentista) di una studentessa di Bergamo iscritta al secondo anno a Madrid. “I corsi sono molto seri –continua la mamma dentista- i ragazzi sono seguiti, la struttura organizzativa e didattica è ottima e dal terzo anno cominciano a fare pratica nella clinica universitaria direttamente sui pazienti”.

Un’altra testimonianza è quella di Marco (il nome è di fantasia per garantirgli l’anonimato), un cinquantenne residente in una provincia del Nord Italia che da tre anni va avanti ed indietro da Madrid per laurearsi alla UEM.

Lui, diplomato odontotecnico, da oltre venti anni gestisce un laboratorio odontotecnico con un sogno nel cassetto: laurearsi in odontoiatria. Dopo aver tentato alcune volte di passare il test per entrare ad odontoiatria in Italia si è fatto tentare ad iscriversi in Romania per conseguire la laurea.

“Con un amico siamo stati tra i primi italiani a frequentare i corsi a Bucarest, l’ultimo periodo pagavamo circa 2.800 euro l’anno. Il massimo del numero di italiani iscritti è stato di circa 5mila, molti pensavo di poter acquistare facilmente la laurea ma quando hanno capito che non era così (anche se Marco pensa che alcuni ci siano riusciti) e toccato con mano le difficoltà di studiare in un paese straniero, in una lingua difficile hanno rinunciato. Quando me ne sono andato quattro anni fa per trasferirmi in Spagna, dopo aver dato una quarantina di esami, di italiani eravamo rimasti solamente qualche decina”. “In Spagna, alla UEM, non mi hanno riconosciuto nessun esame di quelli dati mentre successivamente ho saputo che alcuni miei compagni di corso sono riusciti ad entrare in università italiane e gli sono persino stati riconosciuti gli esami sostenuti”.

In Spagna Marco frequenta un corso “flessibile” attivato per gli studenti lavoratori; fermo restando il rispetto delle ore di formazione per ogni materia. Una classe per anno (fino ad oggi attivati i primi tre anni di corso) con un totale di trenta allievi per classe. A frequentare questo tipo di corso sono circa 26 italiani; assieme a Marco al terzo anno sono 7, gli altri studenti sono prevalentemente spagnoli ma sono rappresentate quasi tutte le nazionalità europee. L’università, dice Marco, è continuamente sottoposta alle verifiche del ministero dell’istruzione spagnola.

“La differenza tra università pubblica e privata sta in questo: offrire allo studente un percorso che si adatta alle proprie esigenze; fermo restando la qualità formativa e le regole che sono le stesse di tutte le università. Le ore di lezione e gli esami sono gli stessi del corso normale. La differenza è che gli altri studenti seguono 4 ore al giorno di lezione dal lunedì al venerdì, per noi vengono organizzate giornate di studio che possono arrivare anche ad 8 ore. Così possiamo avere qualche giornata libera in più. A parte questo il nostro corso non differisce per nulla rispetto all’altro. E’ un modo intelligente per agevolare nel laurearsi chi lavora. In Spagna anche altre facoltà adottano questo sistema. Poi ci si lamenta che in Italia ci sono pochi laureati”. “So bene cosa si dice in Italia di noi che studiamo all’estero. Polemiche sterili. L’università che frequento è seria e ben organizzata. Già dal primo giorno di corso, che inizia a metà settembre, i professori sono presenti e disponibili, dal terzo anno in poi cominciamo a fare esercitazioni pratiche direttamente sui pazienti”.

Dal punto di vista organizzativo la vita di Marco è tutt’altro che sedentaria; partenza il giovedì dall’aeroporto di Bergamo per Madrid e ritorno la domenica sera o il lunedì. “Il bello della globalizzazione. Per andare a studiare ci impiego quasi lo stesso tempo che un pendolare impiega per recarsi sul posto di lavoro tutti i giorni”. Nella capitale spagnola ha affittato un appartamento con un amico. Non sa quanto alla fine spenderà per laurearsi; la sola retta universitaria costa16mila euro l’anno.

“Fortunatamente posso farlo, peraltro la banca annessa all’università offre prestiti agevolati agli studenti. E’ però vergognoso che nel nostro paese si debba andare all’estero per poter studiare solo perché la professione è blindata da regole inique. Il test d’ingresso alle facoltà italiane non seleziona nulla; se non è un modo per premiare i raccomandati è una pura lotteria. Si faccia come in Francia dove tutti si possono iscrivere al primo anno e poi procedono solo quelli che veramente studiano. In Spagna la selezione è data anche dal voto del diploma di maturità premiando quelli bravi. In questo modo, nel mercato del lavoro, entreranno solo chi sa veramente fare il dentista a tutto vantaggio per i pazienti”.

 


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