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L’Antitrust ribadisce: il numero chiuso non deve essere finalizzato a limitare l’accesso alla professione
[mercoledì 23 febbraio 2011]

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato torna sul tema numero programmato per l’accesso alle facoltà a numero chiuso con una nuova segnalazione pubblicata ieri 21 febbraio sul bollettino dell’Autorità.

A subire le critica dell’AGCM è nuovamente il MIUR ma non per il corso di laurea in odontoiatria come avvenuto nel 2009 ma per la facoltà di medicina e veterinaria.

Come già in passato l’Autorità rileva che “le restrizioni numeriche determinate con modalità non proporzionate rispetto alla finalità che con il numero chiuso si intende perseguire per l’accesso ad un corso di laurea (il cui svolgimento è necessario per l’ammissione all’esame di abilitazione prodromico, a sua volta, all’iscrizione nell’albo professionale) possono determinare ingiustificate limitazioni all’accesso all’esercizio di una professione, con la conseguente limitazione della concorrenza tra professionisti”.

Nel caso specifico l’Antitrust non condivide “la scelta legislativa secondo cui, per la determinazione del numero chiuso in medicina veterinaria, debba essere presa in considerazione la situazione occupazionale dei veterinari che operano nell’ambito del Sistema Sanitario Nazionale. Tale valutazione comporta un’artificiosa predeterminazione del numero dei potenziali professionisti e determina, dal punto di vista economico, un ingiustificato irrigidimento dell’offerta di prestazioni veterinarie”.

Restrizioni all’accesso per l’esercizio di un’attività professionale che per l’Autorità sono giustificabili solo in presenza di importanti asimmetrie informative, in quanto la qualità minima della prestazione dovrebbe essere garantita dalle selezioni per l’accesso alla professione: tuttavia, sostiene, tali restrizioni devono essere valutate con grande attenzione e cautela.

Sulla determinazione dei posti affidata al Tavolo Tecnico, l’AGCM rileva che la partecipazione degli ordini potrebbe essere valutata positivamente soltanto laddove l’intervento fosse esclusivamente volto all’acquisizione del punto di vista della categoria professionale interessata, senza che ciò possa incidere sulla determinazione del numero dei posti disponibili per l’accesso ai corsi di laurea in medicina veterinaria.


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