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Riforma degli Ordini professionali: Stella (Confprofessioni): “il rischio è la sovrapposizione dei ruoli”
[venerdì 11 marzo 2011]

Il disegno di legge delega per la riforma degli ordini delle professioni sanitarie è senza dubbio un primo, valido tentativo di modernizzare gli albi, ordini e federazioni nazionali di medici, odontoiatri, farmacisti e veterinari ma si deve chiarire che la “rappresentanza esponenziale della professione deve essere attribuita alla parte sociale e non a enti pubblici non economici istituiti al fine di tutelare i cittadini e gli interessi pubblici”.

A sostenerlo è Gaetano Stella presidente di Confprofessioni confederazione che raggruppa tra le altre le seguenti sigle sindacali dei liberi professionisti della salute: la Fimmg (la Federazione italiana medici di famiglia), l'Andi (l'Associazione nazionale dentisti italiani), l'Anmvi (l'Associazione nazionale medici veterinari italiani), Plp (l'Associazione psicologi liberi professionisti) e la Fimp (Federazione italiana medici pediatri).

Gaetano Stella, attraverso una nota pubblicata su Italia Oggi nella pagina a cura di Confprofessioni,  rivendica il ruolo di rappresentanza dei liberi professionisti dell'area sanitaria, e traccia un confine netto tra le funzioni istituzionali attribuite agli ordini e alle federazioni da quelle di tutela degli interessi delle categorie che competono alle associazioni sindacali del comparto, riunite nella Confederazione nazionale dei liberi professionisti.

“L'impianto generale della legge delega, predisposto dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, è senza dubbio condivisibile –si legge nella nota- e porta in sé forti elementi di novità che potranno consentire un corretto esercizio della professione rispetto ai cittadini. Più scivoloso appare, invece, il processo di regionalizzazione degli ordini sanitari, chiamati a rappresentare le professioni presso le istituzioni regionali. Tale previsione, infatti, rischia di creare una pericolosa sovrapposizione di funzioni in capo agli ordini che, da un lato, si troverebbero a tutelare l'interesse pubblico e dall'altro a difendere le istanze dei loro iscritti, creando così un macroscopico conflitto di interessi che rischia di vanificare il rispetto dei codici deontologici e la terzietà di organismi pubblici sussidiari dello Stato”.

Per Confprofessioni ci sono ancora ampi margini per chiarire le specifiche attribuzioni di rappresentanza previste dalla legge delega, l’obiettivo, dicono, “è quello di difendere i diritti dei liberi professionisti e siamo pronti a collaborare con il Governo, con il ministero della Salute e con le Regioni, affinché la riforma delle professioni sanitarie riconosca pienamente il ruolo politico e sociale delle categorie, che rimane una prerogativa delle associazioni di rappresentanza su base volontaria”.


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