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Riforma dell’università. I pareri del mondo accademico odontoiatrico
[venerdì 25 marzo 2011]

Mentre una parte del mondo universitario è in agitazione per la riforma Gelmini -ultima in ordine cronologico la nota di Domenico Pantaleo, Segretario generale Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL che sostiene legge Gelmini ha portato in poco tempo l’Università alla paralisi- il mondo accademico odontoiatrico commenta la riforma dalle pagine del numero di marzo del Giornale dell’Odontoiatra in distribuzione in questi giorni.

Coinvolti nel dibattito la prof.ssa Antonella Polimeni, il prof. Roberto di Lenarda ed il prof. Enrico Gherlone rispettivamente presidente, segretario e presidente eletto del Collegio dei Docenti in odontoiatria ed il prof. Marco Ferrari presidente della Conferenza dei corsi di laurea in odontoiatria e protesi dentale che concordano sulla necessità della riforma ma sospendono il giudizio in attesa dei tanti decreti attuativi che dovranno delineare nella pratica la riforma stessa.

Collegio dei Docenti che ha cercato nei mesi che hanno preceduto l’approvazione della riforma di approfondirne tutti gli aspetti attraverso incontri con autorevoli esperti e che sarà chiamato per dare il parere sui tanti aspetti che dovranno essere definiti con i decreti attuativi. Infatti, come di consuetudine, il  Consiglio Universitario Nazionale (CUN), interpellerà i Collegi delle varie discipline per chiedere pareri sui vari interventi da adottare.

Primo decreto su cui dovranno pronunciarsi i referenti dei corsi di laurea in odontoiatria quello attualmente in discussione in Parlamento che affronta il tema dell’abilitazione nazionale dei docenti.

I problemi della riforma, ammette la prof.ssa Polimeni, potranno sorgere se i decreti tarderanno ad essere approvati. “Ad oggi la riforma –dice al GDO- non è altro che una legge quadro che necessita per la sua piena attuazione dell’approvazione di un buon numero di decreti. Ci sono passaggi ministeriali, alle commissioni parlamentari ed al Consiglio di Stato. Il tempo è fondamentale perché, comunque, con la sua approvazione sono state abrogate le precedenti riforme ed oggi l’Università italiana è in una sorta di “vacatio legis”, un limbo che se non colmato con la piena applicazione della riforma porterà certamente dei problemi soprattutto per il reclutamento dei docenti e dei ricercatori. Il rischio è il non poter decidere: la paralisi”.

Poi c’è il problema dei tagli che la riforma impone.

“Tagli –ricorda il presidente del Collegio- che condizionano il ricambio dei docenti, il destino delle carriere dei ricercatori a tempo indeterminato che comunque andranno ad estinguersi, e delle borse di studio per gli studenti meritevoli. Altro problema è quello del dottorato di ricerca, tema sul quale la legge è particolarmente nebulosa e dovrà essere chiarito. Anche in questo caso i decreti che si dovranno approvare saranno determinanti”.

Sul fronte della docenza il prof. Ferrari, forte dell’esperienza dell’accorpamento fatto tra la sua università (Siena) e quella di Firenze ritiene che “nei principi generali, nelle procedure di arruolamento dei docenti, nella possibilità di federare atenei/corsi di laurea/facoltà, nel proporre una nuova governance è chiaro il tentativo di rinnovamento e nel contempo di sprovincializzare la nostra Università”.

Ricordando come i tagli penalizzano indiscriminatamente tutti gli atenei, il prof. Di Lenarda cerca di vedere la situazione positivamente. “Starà a noi –dice- essere pronti a cogliere le opportunità di crescita e di miglioramento che si creeranno soprattutto nel campo della internazionalizzazione e della valorizzazione del merito”.

Tra i punti certamente positivi indicati dal prof. Enrico Gherlone “l’anagrafe dei commissari e i concorsi che tornano –ricorda- ad essere nazionali e per i quali, prima di essere sorteggiati ci sarà la valutazione del curriculum degli ultimi cinque anni, nonché l’introduzione dei requisiti minimi anche per i candidati alle varie fasce di docenza”.

 


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