Tra le tante relazioni del convegno “Odontoiatria di comunità: criteri di appropriatezza clinica, tecnologica e strutturale”, organizzato dal Ministero della Salute quella del past-president ANDI ha portato, tra gli altri, la fotografia della crisi degli studi dentistici italiani.
Una crisi, ha motivato Callioni, certamente causata dalla situazione economica nazionale, dalla frammentazione dell’offerta di prestazioni odontoiatriche che nei prossimi anni peggiorerà con l’ingresso sul mercato dei laureati italiani negli atenei esteri ma anche dal miglioramento della salute orale dei cittadini.
Secondo i dati anticipati dal past-president ANDI relativi ad un sondaggio effettuato tra i propri associati, il 30% degli odontoiatri nel 2010 ha lavorato di meno rispetto agli anni precedenti che, ricordiamo, avevano già registrato un calo di pazienti del 23% tra il 2007 ed il 2009. Calo di pazienti che è, ovviamente, la causa principale della minor produttività lamentata dai dentisti che proprio per questo motivo in questi anni hanno mantenuto inalterati gli onorari delle proprie prestazioni autofinanziando gli aumenti dei costi di gestione dello studio.
Se da una parte Callioni propone incentivi ai pazienti per le cure odontoiatriche, ma solo a quelli che dimostrano di seguire un programma di prevenzione, dall’altra chiede anche interventi a sostengo dei liberi professionisti, interventi che in questi anni sono stati invece erogati solo alle imprese italiane. "Gli effetti della crisi sono negativi per gli odontoiatri –ha detto- con un grave danno anche per il Paese, in quanto si è ridotto il valore aggiunto prodotto sulla ricchezza nazionale fornito dai professionisti e sulla salute orale della popolazione”.
Per cercare di far fronte alla situazione l’89% dei dentisti ANDI che ha partecipato al sondaggio ha dichiarato di aver riorganizzato il proprio studio, il 53% di aver puntato sull’accrescimento culturale mentre il 43% ha cercato di migliorare l’efficienza della propria attività.