In attesa che il DDL “Sperimentazione clinica e riforma degli ordini delle professioni sanitarie” cominci il suo iter parlamentare, continua il dibattito nella categoria se puntare su un Albo professionale pienamente autonomo ma all’interno dell’attuale Ordine dei medici chirurgi ed odontoiatri oppure su di un Ordine autonomo per gli odontoiatri.
Sull’argomento molto si è letto ma anche per via delle smentite e precisazioni che hanno seguito alcuni articoli ci sembra fosse ancora difficile sintetizzare le posizioni di CAO, ANDI, AIO. Per farci una idea più precisa abbiamo chiesto ai relativi presidenti la loro posizione.
“La posizione della CAO è estremamente chiara – ci dice il presidente CAO Nazionale Giuseppe Renzo- ed è quanto ha deliberato all’unanimità l'Assemblea dei Presidenti CAO provinciali (rappresentanti istituzionali dei quasi 58.000 iscritti agli albi) chiedendo una autonomia completa amministrativa, politica, gestionale e previdenziale alla rappresentanza ordinistica odontoiatrica. Si tratta, infine, di dare completezza alla L.409/85 e alle indicazioni del legislatore che, già a quel tempo, nell'istituire la "specifica professione di Odontoiatra" indicava necessario il riconoscimento legislativo dell'autonomia ordinistica per la nuova categoria professionale”. Alla domanda se questa deve completarsi all’interno dell’attuale Albo e della Fnomceo oppure con un Ordine completamente autonomo ci dice. “La ricerca dello strumento migliore per addivenire a ciò rientra nelle competenze del Ministro e, quindi, della politica. Nella predisposizione di norme e regole per al meglio raggiungere questo indifferibile risultato, le CAO, quale organo ausiliario, non faranno mancare il loro contributo di idee e di proposte. Trovo inutile, sterile e fuorviante avanzare ogni diversa ipotesi.”
Sulla questione ANDI ha attivato un sondaggio per valutare l’opinione della base associativa prima di formulare un proprio parere ufficiale. “L’argomento – dice il presidente ANDI Gianfranco Prada- ci sembrava troppo importante perché a guidare il cambiamento fosse un ristretto gruppo dirigente con il Ministero. A seguito di quanto espresso dalla base associativa e da quanto votato a larga maggioranza dal Consiglio Nazionale la posizione dell’associazione è quella di una piena autonomia dell’Albo degli Odontoiatri ma all’interno dell’Ordine dei medici chirurghi ed odontoiatri; questo anche per non perdere di fronte ai cittadini la nostra identità di medici e per evitare di perdere rappresentanza politica”.
“Da sempre la nostra richiesta è quella che gli odontoiatri abbiano una piena autonomia gestionale, economica e politica a livello ordinsitico”, ci dice Pierluigi Delogu presidente AIO. “Ad oggi, come presidente AIO, non posso ancora dire quale sia la modalità operativa che riteniamo ideale per rendere concreta questa completa autonomia. Come associazione ne stiamo discutendo approfondendo con attenzione tutte le varie ipotesi, abbiamo creato una commissione di studio all'uopo che porterà delle proposte al Consiglio di presidenza che poi verranno discusse dalla base dei soci in assemblea. Una riflessione seria e ponderata su di un argomento importante. Dal momento che il decreto verrà tramutato in legge dovremo essere pronti e con le idee ben chiare su come dovrà essere declinata questa autonomia, poichè il Ministero della Salute avrà un anno di tempo in accordo con le rappresentanze degli odontoiatri per indicare come questa autonomia si dovrà sviluppare. Dovremo, in quella fase, dimostrare la maturità di categoria che produca un ipotesi valida e condivisa che consenta realmente l'autodeterminazione professionale. Anche il DdL presentato dal Governo lascia aperte almeno due ipotesi, quella di un Ordine autonomo e quella, per gli Ordini con due Albi, di dare una piena autonomia ad entrambi rimanendo però nello stesso ordine. Quindi tutto si può ancora decidere e fare”.