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Uniformare le norme sulle autorizzazioni sanitarie è positivo o negativo? Le opinioni di AIO ed ANDI sul tavolo tecnico istituito ad hoc
[venerdì 6 maggio 2011]

Un fatto positivo o negativo quello di voler uniformare le norme sulle autorizzazioni sanitarie oggi definite dalle singole Regioni come previsto dalla normativa vigente attraverso un tavolo ad hoc? Lo abbiamo chiesto ai presidenti AIO ed ANDI.

Per Pierluigi Delogu, presidente nazionale AIO, l’istituzione del tavolo è un fatto positivo.

“Ho ricevuto il 20 aprile scorso dal Ministero della Salute –ci dice il presidente Delogu- una nota dal Ministero con la quale si informa dell’istituzione del tavolo sulle autorizzazioni sanitarie. L'AIO che da tempo ha denunciato la carenza regolamentare della legge che ha creato diverse vie interpretative portando di fatto a una situazione tra le varie Regioni  profondamente diversificata. Per questo sentiamo l'esigenza di un atto di indirizzo nazionale e omogeneo che poi possa essere recepito dalle regioni in modo uniforme, per non creare disparità tra i cittadini italiani. La posizione che AIO porterà al tavolo partirà dal presupposto originario che è quello di richiedere l'annullamento di una procedura burocratica di autorizzazione all'apertura dello studio odontoiatrico in forma monoprofessionale o associata.  Riteniamo che la legge autorizzativa sia da riferirsi alle strutture complesse, anche in forma privata che vogliano inserirsi in un percorso di collaborazione con il SSN attraverso l'accreditamento.  Perciò fatte salve il rispetto delle normative vigenti riguardanti le caratteristiche strutturali, riteniamo che sia un eccesso quello di richiedere e ottenere un autorizzazione all'apertura dello studio che di fatto si ottiene con il superamento dell'esame di stato e la conseguente abilitazione professionale.  Inoltre vogliamo far presente che la distribuzione territoriale degli studi odontoiatrici è oggi una realtà che offre un servizio capillare su tutto il territorio con una valenza sociale di servizio ai cittadini molto elevata. Questo risultato deve essere riconosciuto alla categoria e si deve fare in modo che tale servizio venga mantenuto e garantito ai cittadini, soprattutto alle fasce più deboli come gli anziani e i bambini. Per questo motivo chiederemo che in alcune situazioni urbanistiche si possano studiare delle deroghe ad alcune normative troppo restrittive e non applicabili. Riteniamo, infine, che questa possa essere l'occasione per fare chiarezza in tutte quelle situazioni societarie a gestione non diretta dell'odontoiatra, chiederemo che l'attività, anche in forma societaria faccia capo sempre e comunque all'iscritto all'albo degli odontoiatri, in questo modo avremo dei seri strumenti di contrasto a ogni forma di abusivismo e prestanomismo. Sono tanti i punti che speriamo di affrontare in questo tavolo tecnico e questi enunciati non sono che un punto di partenza  dal quale possano scaturire delle proposte pratiche che portino ad una semplificazione delle procedure”.

Più sintetica la posizione del presidente nazionale ANDI Gianfranco Prada che giudica molto rischiosa l’istituzione del tavolo in particolare perché lo pone come una sottocommissione di quello che ha il compito di rivedere le norme, già molto restrittive, degli accreditamenti sanitari.

“Come ANDI –ci dice il presidente Prada- non abbiamo condiviso l’iniziativa intrapresa dalla CAO ed oggi, vedendo come è stata recepita dal Ministero e quale sarà il dipartimento che la seguirà, rimango fortemente convinto che non andava chiesta la costituzione di questo tavolo, senza  peraltro indicare obiettivi precisi. Il rischio del voler uniformare le regole per le autorizzazioni sanitarie dando indicazioni alle Regioni, quelle deputate a legifererei in materia, è che vengano innalzati gli attuali requisiti con possibili ricadute negative soprattutto sugli studi esistenti che rischierebbe di trovarsi non a norma o peggio ancora in locali che non potrebbero essere adeguati alle nuove disposizioni. In questi anni ANDI ha invece intrapreso, grazie ai suoi dirigenti regionali particolarmente preparati sulla materia,  un dialogo con tutte le amministrazioni regionali al fine di rendere accettabili  le soluzioni e le norme proposte e dove non si è potuto concertare siamo ricorsi anche alle vie legali per ottenere quanto richiesto. Ora il rischio è che tutto questo lavoro venga vanificato mettendo nei guai gli studi dentistici italiani e questo soprattutto nelle Regioni, cinque, in cui non si è ancora legiferato in materia e quindi gli studi dentistici allo stato attuale non devono ottenere nessuna autorizzazione sanitaria”.

 


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