Una recente ricerca svolta negli Stati Uniti dai dottori Wong e Segal della UCLA School of Dentistry ha scoperto come la saliva possa essere un fluido diagnostico efficace. L’origine di questo studio risale a cinque anni fa quando il National Institute of Dental & Craniofacial Research (NIDCR) decise di investire in un progetto per trasformare la saliva in uno strumento di diagnostica. La ricerca ha evidenziato che il proteome (proteina prodotta da un genoma) possa aiutare a identificare il processo iniziale della malattia nella saliva con grande accuratezza in particolare per il cancro orale e per la sindrome di Sjogren. Le applicazioni cliniche possono essere molteplici per una precoce diagnostica delle malattie: dai disordini orali ai sistemici come i tumori, i disturbi metabolici e neurologici.
Diverse possono essere poi le applicazioni nella farmacoproteomica In questo campo infatti attraverso l’analisi del proteoma, l’insieme delle proteine presenti nel tessuto tumorale che intervengono in diversi processi biochimici, è possibile individuare i trattamenti farmacologici più indicati nella cura della patologia.
Anche se non ha ancora trovato applicazioni in campo odontoiatrico sia l’Istituto Nazionale di Sanità (NIH) Americano e che l’ADA (American Dental Association) hanno dimostrato un crescente interesse verso questo potenziale strumento di diagnosi precoce delle malattie.
Anche in Italia ci sono delle sperimentazioni in tal senso. Dal 2006 è in atto una sperimentazione promossa dalla Fondazione Andi Onlus in collaborazione con l’Università di Cagliari per l’individuazione del Papilloma Virus attraverso un test salivare.