Con i test di ammissione ai vari corsi di laurea che prevedono il numero programmato torna “l’incognita” ricorsi. Prima a muoversi è stato il Codacons che ha preparato una class action dopo aver diffidato nei mesi scorsi il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
“I test di ammissione –si legge in una nota del Codacons- sono lesivi del diritto allo studio e alle professioni, garantito dalla Carta Costituzionale agli artt. 3, 33 e 34. Inoltre il libero accesso alle professioni è tutelato anche da direttive comunitarie”. Per questo, commentano dall’associazione dei consumatori, “se sarà ammessa la class action, non solo ci saranno una valanga di adesioni da parte degli studenti universitari non ammessi alle varie facoltà, ma si tratterà anche degli ultimi quiz”.
"Il numero chiuso all'università è assurdo, antistorico e privo di qualunque logica”, ha dichiarato il presidente del Codacons, Marco Donzelli. “Peraltro i test di ammissione, con domande di cultura generale, non selezionano certo quelli che saranno, ad esempio, i medici migliori. Per migliorare la qualità della nostra sanità la selezione andrebbe fatta durante gli anni universitari, attraverso esami più selettivi e non certo con un test di un centinaio di domande da risolvere in qualche ora".
In merito alle limitazioni all’accesso alle professioni regolamentate, che la manovra economia in discussione i parlamento vorrebbe liberalizzare, è stato approvato ieri in Commissione Bilancio un emendamento che modifica l’art. 3 comma 5 lettera a) consentendo “la limitazione del numero di persone che sono titolate ad esercitare una certa professione in tutto il territorio dello Stato o in una certa area geografica, unicamente laddove essa risponda a ragioni di interesse pubblico tra cui in particolare quelle connesse alla tutela della salute umana”.