Dopo le richieste degli odontoiatri per quanto riguarda le modifiche statutarie e le nuove regole per garantire una coerente rappresentanza in ENPAM, dal Convengo “Le strategie del cambiamento” organizzato a Roma lo scorso fine settimana vengono svelati i dettagli della riforma che l’Ente è stato costretto ad attivare per rientrare nei parametri di stabilità imposti dal Governo.
Le proposte di riforma, hanno spiegato durante il Convegno i Vicepresidenti Alberto Oliveti e Giampiero Malagnino saranno sottoposte al parere degli 84 membri delle quattro Consulte dell’ENPAM (libera professione; medicina generale; specialisti ambulatoriali; specialisti esterni) che le discuteranno nel dettaglio e potranno proporre modifiche e aggiustamenti a patto che le eventuali modifiche permettano di raggiungere l’equilibrio richiesto dalla legge. E poi previsto un passaggio conclusivo in Consiglio di amministrazione e uno in Consiglio nazionale (composto dai presidenti dei 106 Ordini provinciali dei medici e degli odontoiatri). Per entrare in vigore la riforma dovrà infine ottenere il via libera dei ministeri del Lavoro e dell’Economia.
Di seguito alcune delle novità che interessano i dentisti iscritti alla Quota B dell’ENPAM
Aumento dei contributi
La bozza presentata sabato al convegno prevede un aumento dell’aliquota contributiva che salirà di un punto percentuale all’anno a partire dal 2015, passando dall’attuale 12,5% al 22% del 2024. L’ipotesi di partenza, spiegano dall’Ente, è di portare il coefficiente di rendimento da 1,75 a 1,5. Per i medici e gli odontoiatri soggetti a un’altra forma di previdenza obbligatoria (per esempio: i dipendenti ospedalieri) verrà mantenuta la possibilità di pagare un’aliquota ridotta. In ogni caso, chiariscono dall’Ente, i contributi saranno dovuti sui redditi libero professionali fino a 93.622 euro (con agganciamento allo stesso massimale previsto dall’Inps). Finora l’ENPAM applicava l’aliquota intera del 12,5% fino a un reddito di circa 54 mila euro. Oltre tale soglia era previsto un contributo dell’1%.
Pensione di anzianità anche per i libero professionisti
La proposta di riforma prevede che medici e dentisti libero professionisti possano andare in pensione anticipata (pensione di anzianità), facoltà che finora non era loro concessa. La misura, in controtendenza rispetto al sistema pubblico, è resa possibile dal nuovi parametri attuariali studiati dall’ENPAM. Infatti, se l’assegno viene diminuito secondo un coefficiente che riflette la maggiore aspettativa di vita residua, chi va in pensione di anzianità non provoca un esborso supplementare per le casse dell’ente di previdenza.
Punti in comune con le altre riforme
Tutte le proposte di riforme pensionistiche hanno alcuni punti in comune: l’età della pensione ordinaria di vecchiaia viene gradualmente aumentata dagli attuali 65 anni a 65 anni e 6 mesi (nel 2013) fino a raggiungere 68 anni (nel 2018); viene lasciata la possibilità di scegliere quando andare in pensione; resterà possibile pensionarsi per anzianità a partire dai 58 anni di età (salvo per la Quota A) e fino a 70 anni. Tuttavia, l’assegno di chi lascia il lavoro prima dell’età della pensione ordinaria di vecchiaia verrà ridotto secondo un coefficiente di adeguamento alla maggiore aspettativa.