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Continua la battaglia contro i social shopping tipo Groupon. La CAO di Bologna in un anno ha convocato 20 odontoiatri. D’Achille: “è un problema di salute pubblica e non di tariffe”
[mercoledì 23 novembre 2011]

Continua la battaglia degli Ordini e delle CAO contro gli iscritti che offrono prestazioni a prezzi scontati attraverso i vari social shopping tipo Groupon. In questi giorni molti media hanno dato la notizia dell’azione dell’Ordine di Bologna e della CAO verso gli iscritti che sfruttano questa opportunità.

“Solo oggi i giornali danno risalto al nostro lavoro di controllo in funzione della salute dei cittadini ma è da almeno un anno che monitoriamo gli annunci degli iscritti pubblicati sui principali siti di offerte online”.

A dircelo è il presidente CAO di Bologna Carlo D’Achille che aggiunge.

“Dal 10 novembre 2010 abbiamo convocato 20 dentisti iscritti all’Albo ai sensi dell’art. 39 (apertura procedimento disciplinare) per aver pubblicato offerte di prestazioni odontoiatriche su Groupon o altri siti simili. Durante l’audizione gli chiediamo i motivi della scelta, spesso legati alla crisi economica ed alla necessità di trovare nuovi clienti, e gli spieghiamo come, al contrario di cosa dicono in venditori di questi servizi questa condotta non è conforme con il Codice deontologico. Colloquio che sembra essere servito visto che tutti i convocati non hanno più utilizzato questo tipo di strumento”.

Ma se avessero perseverato, visto che la Bersani e le recenti norme approvate hanno liberalizzato la possibilità di fare pubblicità per i dentisti cosa sarebbe successo?

“Sicuramente avremmo aperto nei loro confronti un procedimento disciplinare”, ci dice il presidente D’Achille. “Però non è vero che la Bersani e le altre norme consento all’iscritto all’Albo di fare qualsiasi cosa. Questi strumenti non sono forme di pubblicità ma strumenti di vendita e una prestazione sanitaria non può essere venduta come un oggetto elettronico o un servizio. Queste offerte impediscono al dentista di operare secondo scienza e coscienza prescrivendo all’assistito la terapia più idonea al singolo caso. E’ il paziente stesso che decide quale prestazione medica deve effettuare. E se le sue condizioni cliniche non permettono una terapia di sbiancamento o l’inserimento di un impianto che hanno già acquistato? Contrattualmente il dentista deve effettuare le prestazioni pattuite. Vede che è un sistema che mette in crisi non solo il dentista ma soprattutto la salute del cittadino”.

“Questo tipo di offerte non sono un problema di tariffe low-cost ma di tutela di salute pubblica; le prestazioni sanitarie non possono essere paragonate ad un banale oggetto commerciale. Se un collega vuole lavorare in perdita lo faccia ma non si può tollerare che sia il paziente a decidere a quale terapia odontoiatrica deve sottoporsi. Oggi le offerte si stanno ampliando ed oltre alle prestazioni legate all’igiene orale vengono proposte terapie implantari e protesiche che necessitano di approfondimenti clinici e non sono adatte a tutte le situazioni cliniche. Gli Ordini hanno un ruolo fondamentale per arginare questo fenomeno”.

Intanto l’azione di “informazione” intrapresa dall’Ordine di Bologna sembra funzionare. “Personalmente seguo giornalmente le offerte pubblicate sui vari siti. Un tempo trovavo ogni mese 3-4 studi che effettuavano inserzioni, oggi sono calate notevolmente sintomo che gli i dentisti hanno capito che non si trattava solo di un problema di tariffe o di pubblicità ma di tutela dalla salute dei cittadini”.

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