Non voleva pubblicità negativa da aperte dei suoi pazienti scontenti delle sue prestazioni così gli faceva firmare, prima di iniziare la cure, un contratto con il quale rinunciavano a criticarlo pubblicamente.
La “pensata” è di una dentista newyorkese che sottoponeva ai pazienti un formulario standard, una sorta del nostro consenso informato, all’interno del quale era inserita anche la clausola che imponeva al paziente il silenzio impedendogli di criticarla in particolare attraverso internet.
La vicenda è passata in sordina fino a quando un pazienta che ha dovuto sborsare 4000 dollari per un intervento che sarebbe dovuto costarne 200, e non ha neppure potuto farseli rimborsare dall’assicurazione perché il dentista non aveva prodotto la documentazione necessaria, si è lamentata sul web raccontando la sua disavventura. A questo punto al dentista ha tento di rivalersi nei confronti del paziente ma anche dei siti che hanno pubblicato le critiche. Scelta che si è ritorta contro la professionista visto che nei suoi confronti è stata promossa una class action in favore di tutti i pazienti del dentista chiedendo al giudice di esprimersi sulla legittimità del contratto.
Ma in Italia sarebbe possibile vietare il diritto di critica.
“La notizia appare curiosa e molto intonata alla realtà statunitense –ci dice Marco Scarpelli odontologo forense- certamente molto più formale nella interpretazione delle regole. In Italia la firma preventiva di un contratto che impedisca di commentare negativamente l'attività dell'odontoiatra prima ancora dell'inizio dell'attività di cura, risulta verosimilmente vietata ma certamente anche opinabile. Il paziente ha invece diritto di commentare l'attività clinica svolta, anche in senso negativo, ovviamente rispettando le regole e quindi non sconfinando in atteggiamenti e comportamenti diffamatori. La versione statunitense appare più concepibile in un rapporto di cura basato essenzialmente su criteri commerciali dove, in sostanza, si acquista ad un certo prezzo, non solo la prestazione, ma anche la soddisfazione del paziente per le cure svolte. Il nostro approccio "Latino" al diritto ed alle condizioni del rapporto di cura impedisce il realizzarsi di una fattispecie quale quella descritta nella "notizia" USA.