Molti non avevano certo gradito il virgolettato del presidente del SOCI (Società Italiana Odontoiatria di Comunità) Pietro Di Michele, citato (insieme ad altri esponenti dell’odontoiatria italiana) nell’inchiesta di La Repubblica sulle prestazioni odontoiatriche inutili.

“Trasformare alcune riflessioni telefoniche di pochi minuti sulle difficoltà che la nostra professione odontoiatrica sta attraversando in questo periodo –ci scrive Di Michele- e farle diventare un 'attacco alla professione era l'ultima cosa che pensavo di fare e chi mi conosce sa bene qual è il mio stile”.

Di Michele ricorda di essere stato intervistato dal quotidiano un paio di settimane fa, in quanto presidente dell'associazione scientifica che raggruppa professionisti delle strutture pubbliche, impegnati quotidianamente su pazienti con vulnerabilità complesse e all'interno dei livelli essenziali di assistenza.

“Nel corso della breve chiacchierata telefonica che ho fatto ho evidenziato come la presenza di fenomeni quali low cost o Groupon stiano portando inevitabilmente alcuni professionisti verso un modello più commerciale e meno professionale, mettendo in difficoltà il rapporto privilegiato medico-paziente, a danno dell'utente; rapporto, questo, fondato sulla fiducia reciproca e che porta il dentista a guidare il proprio paziente verso la terapia più appropriata e con le tecnologie più adeguate. Quando questa fiducia si esaurisce è ragionevole cambiare odontoiatra o aprire un contenzioso se si ritiene di essere stati curati in maniera non adeguata”.  

Di Michele conclude sottolineando come non sia possibile generalizzare in modo superficiale e sintetico da parte degli organi d'informazione a proposito di trattamenti utili o inappropriati, senza un approfondimento più tecnico e calato nel dettaglio del singolo paziente.