In Italia nel 2010 (secondo uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità), sono stati 1.234 i pazienti affetti da legionella e di questi lo 0,5% l’ha contratta in uno studio odontoiatrico; bisogna sottolineare come nel 78,8% dei casi non si è potuto stabilire dove il paziente era stato contagiato.
Ad associare la legionella allo studio odontoiatrico è la prestigiosa rivista Lancet che pubblica uno studio condotto dall’equipe della dott.ssa Maria Luisa Ricci, del Dipartimento malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell’ISS. Nel Lavoro viene presentato il primo caso di legionellosi associato ad acqua contaminata presente negli strumenti dentistici che può essere respirata durante trattamenti odontoiatrici.
Siamo nel febbraio 2011 quando una donna di 82 anni, che quasi mai lasciava la sua abitazione, si è spostata unicamente per andare due volte dal dentista. “Non appena sono comparsi febbre e difficoltà respiratorie –spiega la ricercatrice- la signora, che non mostrava altre patologie di base e che era comunque cosciente e reattiva, è stata ricoverata presso l’unità di terapia intensiva del nosocomio. La radiografia al torace ha evidenziato diverse aree di addensamento polmonare e la diagnosi basata sulla rilevazione dell’antigene nelle urine è stata subito effettuata: legionellosi, causata dal batterio Legionella pneumophila. Nonostante la terapia antibiotica orale sia stata subito somministrata (ciprofloxacin ogni 12 ore), la paziente ha sviluppato presto una rapida ed irreversibile sepsi e due giorni dopo è deceduta”.
“Senza voler creare grande allarmismo –dice la prof.ssa Maria Luisa Ricci dal sito dell’ISS- è necessario ridurre al minimo il rischio di acquisizione della malattia, al fine di prevenire l’esposizione dei pazienti e di tutto lo staff che si occupa di pratiche dentali all’infezione. Pertanto sono indispensabili controlli frequenti e di diverso tipo quali ad esempio: utilizzare sistemi di ricircolazione dell’acqua e sistemi antistagnazione; servirsi di acqua sterile anziché di acqua normalmente erogata; applicare trattamenti disinfettanti costantemente, oppure in modo periodico; flussare quotidianamente i rubinetti e gli strumenti che erogano acqua e sempre prima di ogni trattamento; applicare a monte degli strumenti ( ad es. trapano), dei filtri ; è importantissimo inoltre monitorare almeno annualmente i livelli di contaminazione di Legionella nell’acqua della poltrona odontoiatrica “.
Ma gli odontoiatri adottano le misure necessarie?
“Certamente gli odontoiatri italiani sono attenti alla prevenzione delle infezioni crociate -spiega Maurizio Quaranta Vicepresidente ADDE, l’associazione europea dei depositi dentari- e lo dimostrano gli investimenti in sistemi di disinfezione”. “Come ho sottolineato ai politici presenti sabato scorso al Forum UNIDI il parco riuniti degli studi dentistici italiani è vetusto, il 90% risale a prima della direttiva sui dispositivi elettromedicali, fortunatamente riuniti di qualità ancora molto efficienti anche se non sempre dotati dei moderni sistemi di prevenzione delle malattie trasmissibili. Indubbiamente il sistema fiscale italiano non aiuta, anzi li penalizza, i professionisti ad investire in sistemi di disinfezione”.
Nell’anticipare che a breve il ministero della Salute pubblicherà delle linee guida ad hoc sulla prevenzione ed il controllo della legionella, l’ISS invia i dentisti italiani a prendere visione delle linee guida pubblicate dal Department of Health del NHS inglese.