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Intervista all’On Marco Rondini sulla proposta di legge per un nuovo profilo dell’odontotecnico. “Un provvedimento utile agli odontoiatri ed al paziente”
[mercoledì 29 febbraio 2012]

On. Marco Rondini, odontotecnico eletto nella circoscrizione Lombardia IV nella Lega Nord Padania componente nella Commissione Affari Sociali, è titolare di laboratorio a Rozzano (Milano) anche se, ci dice, l’attività parlamentare lo impegna a tempo pieno ed il laboratorio è in sua assenza gestito da suoi collaboratori. Nella sua attività di parlamentare ha presentato una proposta di legge che mira a modificare il profilo professionale dell’odontotecnico. Proposta che ha creato, come prevedibile, un dibattito interno al settore tra favorevoli e contrari.

On. Rondini chi critica la sua proposta di legge sostiene che se approvata renderebbe più difficile reprimere l’esercizio abusivo della professione mendica permettendo la presenza dell’odontotecnico in studio.

Io sono convinto che se chiedessimo agli odontotecnici se hanno piacere o meno di andare negli studi ad assistere l’odontoiatra, il 99% di loro risponderebbe di no perché ritengono che la professione di odontotecnico si debba svolgere in laboratorio. E’ l’odontoiatra che chiede la presenza dell’odontotecnico in studio per apportare quelle modifiche al dispositivo protesico necessarie per renderlo efficiente. Interventi sulla protesi che l’odontoiatra, spesso non è in grado di fare. Visto che gli odontotecnici in studio vengono chiamati, mi sembra giusto regolamentare questa attività.

La sua proposta di legge regolamenterebbe, quindi, quanto l’odontoiatria chiede: farsi aiutare dall’odontotecnico in studio. Però non le sembra assurdo che a contestare la sua proposta di legge siano gli stessi odontoiatri?

Io sono convinto che con le associazioni degli odontoiatri lo spazio per trovare un accordo ci sia, anche perché noi dobbiamo guardare gli interessi del paziente; a questo servono le leggi. Corretto è riconoscere quali sono le mansioni dell’odontoiatra e quali dell’odontotecnico. Se oggi sappiamo benissimo cosa può fare o non fare l’odontoiatra non lo sappiamo per l’odontotecnico. O meglio lo sappiamo in linea di massima facendo riferimento ad una legge del 1928 che è obsoleta. Sull’odontotecnico che fa l’abusivismo dobbiamo poi prendere le distanze da quanto emerge dai servizi tipo quelli mandati in onda da Striscia la Notizia che non fanno altro che denigrare la professione. Quanti sono gli odontotecnici in esercizio e quanti vengono denunciati per abusivismo? Una piccolissima percentuale degli esercenti; dobbiamo finirla con l’assonanza odontotecnico abusivo e tutelare la stragrande maggioranza degli odontotecnici che lavorano nella legalità.

Lei ha presentato una interrogazione a risposta orale sulla questione degli odontotecnici, interrogazione poi ritirata. Perché?

E’ stata semplicemente una questione tecnica. Io ho utilizzato la premessa al testo del progetto di legge come testo dell’interrogazione presentandola in Commissione. Mi interessava che venisse pubblicata e l’unico modo perché avvenisse era presentarla. Per accelerare la risposta ho poi deciso di ritirarla e ripresentarla come interrogazione in modo che venga considerata a breve (ad oggi non ci risulta ancora presentata NdR). Le interrogazioni portano all’attenzione del Ministro un problema. Intorno alla mia proposta di legge non ho avuto riscontri negativi da parte dell’attuale Ministro. Su alcuni temi ci siamo confrontati e mi sembra sia disponibile ad un confronto.

In quell’interrogazione però l’aspetto della presenza in studio era di fatto inesistente. Lei chiede un parere sul fatto che l’odontotecnico venga inserito tra le professioni sanitarie, che sia soggetto all’Ecm, e che abbia un albo professionale.

L’ECM è uno strumento importate a patto che sia un percorso formativo serio e non come è oggi strutturato. Per l’Albo si potrebbe pensare ad una forma che permetta a chi è abilitato di essere iscritto automaticamente ad un Albo e di conseguenza poter esercitare la professione. Così bypassiamo il luogo comune che indica l’istituto ordinistico come strumento di interessi corporativi. L’Albo è una tutela per il cittadino e una forma di tutela per chi è iscritto. La gestione dell’Albo potrebbe essere demandata alle associazioni di categoria che garantiranno ai cittadini la professionalità dei loro iscritti.


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