Il Tar Lazio, riunitosi ieri, ha pubblicato l’ordinanza con la quale rigetta l’istanza cautelare proposta dall’Università Ferdinando Pessoa di Lisbona per ottenere la sospensione della revoca ad aprire una succursale italiana per corsi di laurea in odontoiatria. L’Università portoghese si era rivolta al Tar dopo la decisione del ministero dell’Università di revocare l’autorizzazione all’apertura di una succursale a Zagarolo in provincia di Roma.
A sostenere il provvedimento del Ministero nel dibattimento, spiegano i legali di ANDI, si è costituita l’avvocatura generale dello stato, a difesa del Miur e dei Ministeri degli Affari Esteri e dell’Interno ed i legali di ANDI che aveva presentato un contro ricorso; la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, chiamata in causa dall’Università, non si è invece costituita.
“E’ una vittoria fondamentale – commenta il presidente nazionale Gianfranco Prada – che blocca il business della formazione in Odontoiatria e che tutela la qualità della formazione in Italia. Grazie alla sinergia con tutte le componenti del mondo odontoiatrico, ANDI ha voluto scendere in campo e con la risolutezza di sempre difendere gli interessi di tutti gli odontoiatri italiani nonché quelli degli studenti che in un prossimo futuro, meritatamente e senza scorciatoie di sorta, entreranno a far parte del mercato del lavoro”.
“Accogliendo integralmente la tesi difensiva di ANDI –ci spiega l’avvocato Valentina Vaccaro chiamata con i colleghi Antonio Tigani Sava, Luca Bontempi a difendere le istanze di ANDI- il Tar ha stabilito che l’Università ricorrente anziché operare una filiazione (per la quale era infatti già stata autorizzata) avrebbe voluto trasferire in Italia “interi corsi di laurea”, così dribblando le disposizioni in tema di numero chiuso per l’accesso alla laurea in odontoiatria e così alterando il mercato del lavoro e la parità di trattamento tra studenti che iscrivendosi alle università italiane devono sostenere i test di ingresso e quelli che iscrivendosi all’Università Ferdinando Pessoa non avrebbero avuto tale obbligo. Abbiamo anche sostenuto che i corsi di laurea erano differenti sia per la durata dei corsi sia per le materie impartite, sia perché alla conclusione del corso di laurea non è previsto nell’ordinamento portoghese l’esame di stato per l’esercizio della professione”.
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