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Rispettare l’alleanza terapeutica ed il codice deontologico. Il presidente Amedeo Bianco interviene sul caso Englaro
[mercoledì 11 febbraio 2009]

Riportiamo di seguito la dichiarazione del presidente della Fnomceo Amedeo Bianco in merito alla vicenda di Eluana Englaro

Le nostre prime parole sono di affetto per Eluana e di cordoglio per la Sua famiglia e per tutti coloro che l’hanno amata, pensando e dichiarando sulla sua vicenda orientamenti talora profondamente diversi.

Ora è necessario fermare le contrapposizioni forti e sorde ed ascoltare invece l’immenso silenzio che accompagna ogni vita che si conclude per cogliere gli insegnamenti che lascia come seme di speranza per una maggiore equità, solidarietà e rispetto per i più deboli e per gli ultimi tra questi:“gli incapaci”.

In queste ore così difficili, noi medici ribadiamo con forza che, nelle scelte di fine vita, ci riconosciamo in principi sanciti nel nostro Codice di Deontologia che negano ogni liceità ad atti intenzionalmente finalizzati a procurare la morte (eutanasia: art.17); che respingono ogni forma di abbandono terapeutico (artt. 28,32,38) ed il perseverare in trattamenti futili e sproporzionati (accanimento terapeutico: art.16), riconoscendo altresì forza e valore etico e civile alle volontà consapevoli ed informate del paziente comunque espresse e documentate (artt.33,35,37,38,53) .

Nessuno più di noi e meglio di noi porta nella sua scienza e coscienza lo straordinario onere di tradurre, spesso in contesti difficilissimi, questi principi in una funzione di tutela della salute e della vita erga omnes, nel rispetto della dignità e libertà della persona (art.3): una funzione che sceglie di stare - sempre comunque e dovunque - dalla parte del paziente.

Per questo, proprio oggi, anche per Eluana, ripetiamo a noi stessi, al legislatore, alle istituzioni e ai cittadini che va rispettata l’autonomia e la responsabilità del medico (artt.4, 22) così come quelle del paziente.

In ogni atto normativo o legislativo a cominciare da quello doveroso sulle Dichiarazioni Anticipate, sia dunque un “diritto mite”   a determinare i confini giuridici e sia invece un’etica forte a definire i contenuti professionali della moderna alleanza terapeutica fondata sull’autonomia e la responsabilità dei due soggetti della relazione di cura.

Solo all’interno di un’alleanza terapeutica così configurata, ognuna unica ed irripetibile, sarà possibile trovare risposte eque, sostenibili e condivise a dilemmi etici e civili che, avulsi da questi contesti, diventano occasioni di scontri e non di incontri tra uomini che si pongono le domande più difficili.

Su queste prospettive e su quanto di nuovo il caso Englaro ha posto alla scienza e alle coscienze, riapriremo nei nostri Ordini e nella Federazione una riflessione rigorosa ed aperta e tutto questo è quanto di più grande e prezioso i medici possano oggi offrire come professionisti, per rispondere a quelle inquietudini che l’incapace Eluana ha regalato a tutti noi, cittadini capaci.

 

 


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