Gli italiani lo ammettono, la salute orale non è tra le loro priorità anche se i dati presentati dal prof. Renato Mannheimer durante il IV Workshop di Economia in Odontoiatria organizzato da ANDI lo scorso fine settimana a Cernobbio (Como), rilevati attraverso la ricerca dal titolo “La percezione del dentista da parte della popolazione e i nuovi bisogni emergenti”, non sono del tutto negativi.
Meno di sei italiani su dieci (57%) dichiarano di essere andati l’ultima volta del dentista meno di un anno fa, il 33% negli ultimi sei mesi. L’1% degli intervistati ha dichiarato di non essere mai andato dal dentista.
Chi si è recato dal dentista lo ha fatto per effettuare una visita di controllo (21%), pulizia dei denti (20%), cura della carie 20%, ha dichiarato di esserci andato perché aveva male solo il 9% e questo dimostra come, in fondo, gli italiani tengano in considerazione la prevenzione e le cure primarie. Il 7% si è recato in studio per farsi inserire un impianto mentre il 9% per una protesi mobile.
A confermare come l’aspetto curativo sia tenuto in considerazione è la volontà di effettuare il prima possibile le cure (il 75% degli intervistati lo ammette) mentre si è disposti a posticipare un intervento protesico
Dall’analisi emerge che sei italiani su dieci (58%) hanno un alto indice di forte propensione verso l’aspetto curativo e tre su dieci molto alto (34%).
Rispetto all’ambito medico-estetico, due italiani su dieci ricorrerebbero subito al dentista per un intervento di filler (19%) e per uno sbiancamento (15%), mentre uno su dieci lo farebbe per le faccette ceramiche (11%). Al contrario tre su dieci dichiarano che non spenderebbero mai soldi per questi tre interventi. Dal sondaggio emerge dunque che la metà della popolazione (51%) ha un indice estetico basso, un quarto (25%) alto e un altro quarto (24%) nullo. E infatti, incrociando i due indici (aspetto curativo e aspetto estetico), si evince che due italiani su dieci (22%) esprimono una forte propensione verso tutti gli interventi, ma quasi quattro su dieci (36%) solo verso l’aspetto curativo (appena il 3% presta attenzione “unicamente” all’estetica).
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