L’Agenzia delle Entrate, come per le aziende che definiscono gli obiettivi economici da raggiungere, con la circolare 18/E indica agli uffici territoriali gli obiettivi fiscali e le modalità operative per il 2012 sul fronte della lotta all’evasione. Tra quelli segnalati come prioritari nelle verifiche i grandi contribuenti, le medie imprese ed attraverso controlli sempre più selettivi le piccole attività e lavoratori autonomi, con l’aiuto determinante delle indagini finanziarie.
La strategia delle Entrate per contrastare e prevenire l’evasione delle imprese di minori dimensioni e dei lavoratori autonomi, tra cui i liberi professionisti, punta soprattutto ad intercettare i corrispettivi non registrati mediante le indagini finanziarie, il ricorso alle quali è previsto in continuo aumento. Gli strumenti utilizzati saranno le vecchie metodologie (accertamento sintetico) supportati dagli strumenti, prevalentemente informatici, da poco attivati come Serpico, Interseco, Pandora, Liste selettive. Nessuna menzione del nuovo redditometro, sintomo che questo strumento non è ancora pronto come vi avevamo segnalato.
Nello specifico, scrive le Entrate, si dovrà individuare aziende e professionisti da verificare tra i soggetti non congrui rispetto alle risultanze degli studi di settore; i soggetti congrui e “appiattiti” rispetto alle risultanze degli studi di settore; i soggetti congrui a seguito di adeguamento totale significativo alle risultanze degli studi di settore; i soggetti che, seppure rientranti nel campo di applicazione degli studi di settore, non hanno presentato il relativo modello (da considerare in modo specifico); i soggetti che esercitano attività per le quali non risultano applicabili gli studi di settore.
Nell’ambito dei predetti soggetti a maggior rischio, indicano le Entrate, vanno utilizzate le variabili che consentono di selezionare i soggetti che hanno evidenziato una perdita per più periodi d’imposta consecutivi; i soggetti che hanno dichiarato – anche per più periodi d’imposta consecutivi – componenti negativi di reddito, rientranti nella categoria dei “costi residuali”, di ammontare significativo; i soggetti per i quali l’applicazione degli studi di settore evidenzi valori degli indicatori di coerenza particolarmente anomali, segnaletici di possibile infedeltà dei dati dichiarati ai fini della detta applicazione.
“Ai fini dell’esecuzione dei controlli –continua la circolare delle Entrate- va sempre più privilegiato l’utilizzo delle indagini sui rapporti finanziari, con particolare riguardo ai conti correnti bancari, le cui movimentazioni consentono la ricostruzione presuntiva dell’effettivo volume degli affari conseguito dai contribuenti in parola e l’auspicata individuazione delle omesse contabilizzazioni di ricavi e compensi. Il ricorso al detto strumento istruttorio, ricorrendone i presupposti, deve in specie avvenire nei controlli riguardanti gli esercenti arti e professioni e gli esercenti attività di impresa aventi ad oggetto prevalente la prestazione di servizi ed il commercio al dettaglio (in quest’ultimo caso, considerando specificamente i rapporti cui affluiscono i pagamenti ricevuti mediante carte di credito e di debito)”.