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Il divieto per i pagamenti in contati, anche degli stipendi, sopra i 1.000 euro è definitivamente in vigore
[lunedì 2 luglio 2012]

Ieri 1 luglio, dopo un periodo di transizione, è entrata in vigore la norma del decreto Salva-Italia sulla tracciabilità dei pagamenti che prevede l’impossibilità di pagare (o incassare) in contanti se l'importo supera i 1.000 euro. Stesso discorso per il pagamento degli stipendi dei dipendenti che devono essere “versati” direttamente sul conto corrente del collaboratore.

Per gli importi superiori a 999,99 euro si dovranno utilizzare i sistemi di pagamento elettronici, oppure strumenti bancari come assegni (non trasferibili) o bonifici bancari. Rientrano tra gli strumenti non più utilizzabili con importi superiori ai 999,99 i libretti al portatore (quelli anonimi).

Il limite vale anche per i pagamenti frazionati ma inferiori al limite di mille euro: è l’operazione economica a fare riferimento. Non è consentito portare acconti di 500 euro, per esempio, per saldare una fattura di 2000 euro.

Le Entrate evidenziano “che le operazioni di prelievo e/o di versamento di denaro contante uguali o superiori a mille euro non determinano automaticamente la configurazione di una violazione di cui all’articolo 49 del Dlgs 231/2007, se il soggetto che effettua le anzidette operazioni è sempre lo stesso e non avviene trasferimento a terzi, così come già tra l’altro evidenziato nella circolare Mef del 04 novembre 2011, e se non si concretizza la violazione della disposizione normativa”.

Per chi non rispetta la norma una sanzione minima di 3 mila euro che può aumentare a seconda degli importi oggetto del trasferimento: da un minimo dell’1% ad un massimo del 40% degli importi trasferiti per somme che variano da 1000 e 50mila euro superati i quali la percentuale sale al 5%. Sanzioni che possono essere ridotte per coloro che possono avvalersi dell’istituto della oblazione. La contestazione della sanzione può avvenire, d’ufficio, da parte del ministero delle Entrate o della guardia di Finanza nei 90 giorni dal ricevimento della comunicazione, da parte di banche o Poste, dell'infrazione rilevata ma anche gli stessi commercialisti sono obbligati a segnalare operazioni sospette.


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