Con la nuova legge di Stabilità approvata nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri viene modificato il criterio con il quale i contribuenti possono detrarre i costi delle prestazioni sanitarie.
Se da una parte rimane invariata la percentuale (19%) per cui è possibile scalare il costo della prestazione le norme contenute nella legge di Stabilità che “tagliano” le detrazioni fiscali portano a 250 euro la franchigia sotto la quale non è possibile effettuare detrazioni. Unica concessione il fatto che le spese sanitarie non concorrono a formare il tetto massimo di 3mila euro oltre il quale non sarà possibile detrarre altre spese.
Per fare un esempio pratico, un paziente di uno studio dentistico che ha effettuato prestazioni odontoiatriche per 750 euro potrà portare in detrazione solo il 19% di 500 euro.
Se poi un paziente effettua in un anno la sola visita preventiva e una seduta di igiene orale spendendo, presumibilmente meno di 250 euro non potrà detrarre nulla.
Ed la situazione non è affatto rara visto che, stando ai dati contenuti nella ricerca commissionata da ANDI al prof. Renato Mannheimer, il 21% dei pazienti che nell’ultimo anno si è recato dal dentista lo ha fatto per effettuare una visita di controllo (costo minimo 50 euro secondo il tariffario ANDI), il 20% per una seduta di igiene orale ( 60 euro secondo tariffario ANDI) mentre il 20% per una otturazione (60 euro sempre secondo il tariffario ANDI).
Quindi il 61% dei pazienti dei dentisti italiani dalla prossima dichiarazione dei redditi, già perché la norma è retroattiva, non potranno più detrarre neppure il 19% di quel poco che hanno speso dal dentista. Una scelta lungimirante se si considera che i medici ed i dentisti sono spesso indicati come tra i principali evasori fiscali.