Le recenti modifiche alle norme che definiscono le attività da svolgere in tema di sicurezza del lavoro, in particolare quelle imposte dalla decreto legislativo n. 81 del 2008 classificano l'attività di odontotecnico come “a rischio alto” in quanto equiparata alle manifatture.
Contro questa decisione si schiera l’On. Marco Rondini deputato (odontotecnico) della Lega Nord che ha presentato ai ministri del Lavoro e delle Politiche sociali una interrogazione a risposta in Commissione in cui chiede “se il Governo non convenga sull'opportunità che l'attività di odontotecnico, pur rientrante nella classificazione delle attività economiche nelle manifatture, possa essere considerata, ai fini della valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, nella categoria di rischio bassa e, quindi, ai sensi dell'articolo 11 della legge 27 luglio 2000, n. 212, e, in caso di risposta affermativa, se non si ritenga di dover adottare celermente ogni iniziativa di competenza atta a tale riconoscimento”.
“La realtà operativa degli odontotecnici –scrive l’On. Rondini- è prevalentemente di piccole o medie dimensioni (in Italia, nel 2011, veniva indicativamente stimata la presenza di circa 9.000 laboratori, dei quali solo un centinaio di medie dimensioni) e, pertanto, a parere dell'interrogante, si dovrebbe tener conto delle siffatte modeste dimensioni ai fini di una valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro”. Onorevole che sostiene “che per un corretto inquadramento di tali rischi sia doveroso considerare la struttura e prendere in esame le tecniche di lavorazione normalmente sviluppate all'interno dei laboratori odontotecnici, tenendo presente che molte attrezzature e materiali, così come molti operatori (pur esistendo un mansionario specifico per ogni addetto), intervengono in diverse fasi di lavorazione se non, a volte, addirittura in tutte le lavorazioni, il che è da considerarsi come ulteriore fattore di riduzione dei rischi”.
Anche per questo l’On Rondini ritiene non corretto classificare la professione di odontotecnico come “ad alto rischio” equiparandola alle manifatture.
“Tale classificazione –scrive- non trova corrispondenza nella realtà e comporta, di fatto, per le piccole imprese odontotecniche un insostenibile dispendio di tempo e di energie, oltre che costi molto elevati, in quanto, in aggiunta agli oneri già previsti dalla normativa vigente (formazione per: addetto primo soccorso, prevenzione incendi, rappresentanti dei lavoratori, ove nominati), sarebbe obbligatorio anche un ulteriore ed oneroso percorso formativo di altre nove ore; non risultano all'Inail malattie professionali significative a carico degli odontotecnici e le associazioni di categoria, sempre molto attente alla problematica sicurezza ed igiene negli ambienti di lavoro, sin dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 626 del 1994 e successive integrazioni e modificazioni, hanno attivato un sistema di informazione e formazione continua; peraltro, con il progresso tecnologico - che ha permesso di migliorare le fasi della produzione e del lavoro, di adottare materiali più avanzati e meno pericolosi e di utilizzare dispositivi di protezione collettivi ed individuali sempre più avanzati e sicuri - ma soprattutto dopo l'entrata in vigore della «direttiva macchine» del 1996, le attrezzature vengono costruite in modo tale che i rischi eventualmente derivanti siano minimi”.