Le vicende di abusivi e prestanome da sempre trovano spazio nel nostro giornale, non certo per sadismo ma per dovere di cronaca. Digitando la parola “abusivi” nel nostro archivio potete avere la conferma di quanto il fenomeno sia tutt’altro che in diminuzione.
Un nostro lettore, il dott. Omarto, ci ha scritto per dire che su ildentale non si parla d’altro che di abusivismo odontoiatrico chiedendoci di lasciare perdere e “tornare a rendere il nostro giornale interessante”.
Un suggerimento che, ovviamente, non accoglieremo. Noi cerchiamo di informare su cosa succede nel settore, e l’abusivismo è parte integrante del settore.
Non è che non parlandone si risolve il problema; nascondere la polvere sotto il tappeto non rende la stanza pulita.
Ma è questa l’affermazione su cui vorrei soffermarmi.
Il dott. Omarto scrive: “Ma è possibile che si arrivi a denunciare un membro della CAO solo perchè lascia spazzolare i denti alla sua segretaria?” Poi dice che la sua assistente non si sognerebbe mai di farlo.
Affermazione, speriamo fatta ironicamente, che è la stessa che ha detto, seriamente, il presidente CAO “beccato” da Striscia quando cerca di sminuire il reato.
Ecco il punto, se solo l’odontoiatra può mettere le mani in bocca, in alternativa l’igienista dentale per l’igiene, tutti gli altri che lo fanno, in proprio o perché è il dentista a dirgli di farlo, commettono un reato, lo steso reato. Non ci può essere un abusivo meno abusivo di un altro.
C’è invece una notizia che fatichiamo a trovare, ma vorremmo invece riuscire a pubblicare, ed è quella delle sanzioni inflitte ai prestanome.
A fronte delle tante notizie di prestanome denunciati vorremmo poter informare, anche, sulle sanzioni che l’Ordine gli commina; invece quasi mai riusciamo a conoscere l’esito di questi procedimenti. Peraltro non sappiamo neppure se i procedimenti vengono aperti.
Più volte il presidente Bianco ed il presidente Renzo mi hanno spiegato che queste notizie non possono essere rese pubbliche anche se la recente riforma delle professioni obbliga la loro divulgazione.
Non pubblicandole si rischia di confermare che le pene –almeno un anno di sospensione quella ordinistica prevista per il prestanome- non vengano inflitte dando ragione al presidente CAO beccato da Striscia che alla fine dice: “beh vediamo poi il giudice cosa mi fa”.
Se oltre alle, misere, sanzioni della giustizia ordinaria si abbinassero le, invece, più pesanti sanzioni imposte dal codice deontologico, fare lavorare l’assistente al posto dell’igienista oppure prestare i proprio nome per favorire il finto dentista di turno sarebbe molto meno conveniente.
Norberto Maccagno direttore de ildentale.it