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VISTO DA FUORI: se lo studio si trasferisce nel centro commerciale è mercificare la professione? L’attenzione deve essere incentrata sulla mancanza di trasparenza
[lunedì 11 marzo 2013]

Come spesso capita nel settore odontoiatrico ogni volta che un organo d’informazione presenta un modo di esercitare l’odontoiatria fuori dal solito schema del dentista con lo studio in condominio scatta la corsa ad etichettare la novità come pericolosa, dannosa per i pazienti e per l’immagine della professione fino a citare la parola magica che spessissimo viene utilizzata per indicare il male: la mercificazione della professione.

Dopo il turismo odontoiatrico, dapprima presentato come “figata” e poi come ripiego a causa della crisi per poi elencarne i problemi, in queste ultime settimane giornali e Tg stanno scoprendo il dentista nel supermercato. Attenzione, non tra i banchi dei surgelati ma con un locale proprio all’interno di un centro commerciale -le nuove piazze- dove sono presenti molte attività che hanno capito che oggi il cliente preferisce ampi parcheggi gratuiti facili da raggiungere e passeggiare in luoghi riscaldati o raffreddati a seconda della stagione ed orari flessibili.

Il primo a parlare degli studi medici che aprono nei centri commerciali è stato il quotidiano La Repubblica seguito poi da altri.  L’articolo aveva incuriosito anche noi in quanto annunciava l’apertura di uno studio odontoiatrico all’interno di un grande centro commerciale di Imola: iDenticoop si chiama lo studio odontoiatrico organizzato in cooperativa.

Ovviamente il nostro ha toccato aspetti diversi da quelli evidenziati da La Repubblica o dal servizio andato in onda sabato al Tg2, noi ci rivolgiamo ad un lettore professionale.

Tra le reazioni all’articolo de La Repubblica mi ha incuriosito la presa di posizione del segretario di Fimmg Toscana Vittorio Boscherini che bolla l’iniziativa come prospettiva “assurda” aggiungendo che “la medicina generale di tutto ha bisogno tranne che di diventare oggetto di consumo. Anzi alla luce della crisi il suo compito sarà quello di discernere tra gli aspetti consumistici e la vera e propria tutela della salute”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente dell’Ordine milanese Roberto Carlo Rossi. “Non mi risultano iniziative del genere ma anche ci fossero le vedo con grande preoccupazione. È forte il rischio della mercificazione della professione e vedo con difficoltà definire la linea di confine tra l’aspetto commerciale e quello professionale”, dichiarava a DoctorNews.

Sempre La Repubblica, nel 2008, aveva già parlato di iniziative simili, ma basterebbe girare per centri commerciali per constatare che quanto attivato ad Imola non è certo una novità. Ma la salute si tutela grazie a professionisti preparati o solamente a seconda dell’ubicazione dello studio?

Anche nel settore odontoiatrico non sono mancate le critiche all’iniziativa.

Perché uno studio odontoiatrico correttamente realizzato, attrezzato e gestito all’interno di un centro commerciale screditerebbe la professione? Magari è un modo per venire incontro alle esigenze dei pazienti che durante il giorno lavorano e possono trovare comodo andare dal dentista nello stesso posto dove fanno la spesa o vanno a fare le “vasche” al sabato e domenica.

Presentando l’iniziativa imolese gli articoli ed i servizi dei Tg, ed anche il nostro, citavano la scontistica che come avviene negli studi convenzionati con i terzi paganti viene effettuata, in questo caso ai soci Coop. Il 15-20 % circa ci aveva rivelato il dott. Sergio Prati presidente della LegaCoop di Imola senza però fornirci il tariffario utilizzato.

Neppure sul sito di iDenticoop c’è un tariffario indicativo.

A mio parere il problema non è dove si apre lo studio o se proporre sconti è mercificare la professione. Farsi pubblicità proponendo sconti senza indicare le tariffe di riferimento è invece pubblicità ingannevole, questo si che può essere un problema.

Ma sono certo che chi è proposto al controllo, la CAO di Imola, avrà già avviato una accurata indagine in tal senso come sicuramente lo stanno facendo tutte le CAO provinciali quando leggono le pubblicità degli studi odontoiatrici che propongono sconti.

Certo, ci fosse un tariffario minimo di riferimento per le prestazioni odontoiatriche “certificato” da un istituzione riconosciuta il paziente avrebbe modo di capire se la struttura odontoiatrica lo sta prendendo in giro proponendo sconti (non stiamo parlando di iDenticoop di cui non conosciamo le tariffe) che in realtà sconti non sono e potrebbe anche capire se le tariffe sono troppo basse e nascondono materiali non di qualità.

Sappiamo bene che le tariffe minime sono state abolite -ma oggi si cerca di reintrodurle con la scusa della gestione contenzioso- come sappiamo che quando l’ANDI indicò dei parametri di riferimento minimi (la Bersani limita solo l’azione degli Ordni) venne accusata di voler mercificare la professione.

Forse al posto di “mercificare” sarebbe più utile per pazienti e professione puntare sulla parola “trasparenza”.

Norberto Maccagno: direttore de ildentale.it


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