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Vola l’export per l'industria dentale italiana, ma per i dentisti italiani continua la recessione
[giovedì 28 marzo 2013]

L’industria dentale italiana continua la propria ripresa, seppur rallentata, nell'ultimo anno e mostra un segno positivo del +3% circa nel 2012 rispetto al 2011.

I dati sono stati anticipati da Key Stone la società di ricerca di mercato che per UNIDI stila l’annuale rapporto sull’andamento del mercato; report che sarà presentato durante il Congresso degli Amici di Brugg in programma a fine maggio a Rimini.

Analizzando l’andamento dal 2009 al 2012 l’incremento tocca il +5,2% annuo che contribuisce ad una crescita complessiva di oltre il 20% dal 2006 ad oggi.

La vera novità è la performances del mercato chimico, commentano da Key Stone. La produzione di prodotti di consumo, infatti, cresce più del 10% (2012 su 2011), mostrando volumi quasi raddoppiati negli ultimi 8 anni, segno che anche nel comparto chimico -da sempre presidiato da americani e tedeschi- l’Italia dimostra di saper competere con i big player internazionali, conquistando quote anche in patria. Anche la produzione di apparecchiature registra un tasso positivo, di poco inferiore al 2%.

“L’aumento dell’export –commenta Roberto Rosso presidente Key-Stone- conferma l’apprezzamento del Made in Italy. Il dato positivo dell’industria italiana deve il suo valore soprattutto alle esportazioni, giunte a 450 milioni, che mostrano un fatturato del +6% nel 2012, con una crescita del 35% dal 2006 a oggi”.

Soffre invece il mercato italiano a confermare che dentisti e laboratori odontotecnici non se la passano tanto bene rispetto i colleghi stranieri. Per la prima volta dopo il rallentamento del 2009 il mercato finale interno è tornato a soffrire, presentando un andamento complessivo del -4,7%. In recessione persino le vendite dei prodotti di consumo (- 2%).

“I dati negativi riguardano il mercato italiano –continua Rosso- cioè la domanda interna, e non l'Industria Italiana che è sempre più orientata ai mercati esteri, mantenendo una rinnovata vocazione all'esportazione”.  Sempre secondo Rosso, le interviste della ricerca UNIDI rivolte a quasi un centinaio di manager confermano un 2013 di grandi grande incertezza, e “solo se gli italiani potranno confidare in un futuro meno incerto, se si potrà iniziare a vedere un cambio di direzione nelle politiche occupazionali, se i cittadini e le imprese potranno tornare a contare sulla possibilità di ricorso al credito, se ci sarà fiducia, il settore riprenderà vigore”.

 


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