A stabilirlo è la Corte di Giustizia europea chiamata ad esprimersi a seguito di una serie di ricorsi promossi da studenti italiani, otto in tutto, che si erano appellati a favore del diritto di studio sancito dalla Convenzione europea dei diritti umani.
Una sentenza molto attesa in quanto, per la prima volta, la Corte era stata chiamata ad esprimersi sulla legittimità o meno del numero programmato negli atenei italiani, in particolare per quello per accedere a medicina o odontoiatria.
La soluzione trovata dal legislatore italiano per regolare l'accesso all'università è ragionevole e rientra nel margine di discrezione che gli Stati membri hanno in questo ambito, hanno sancito i giudici ribadendo che il “numero chiuso” italiano formalmente non limita l’accesso alle varie facoltà ma ne regolamenta l’iscrizione in funzione delle capacità formative dell’Ateneo.