Ha ragione il presidente Giuseppe Renzo quando dice, nella prefazione alla ricerca Eures commissionata dalla CAO nazionale per fotografare l’abusivismo odontoiatrico e più in generale l’odontoiatria italiana, che l’abusivismo si combatte anche attraverso i media sensibilizzando i cittadini sui pericoli che corrono ad affidare la propria bocca a persone non qualificate. Ricordiamo che il termine “non qualificate” non indica l’essere capaci o meno di fare il dentista (cosa influente per un reato) ma essere autorizzati dalla legge a svolgere quella determinata professione.
Una precisazione importante quella di Renzo sulla necessità di parlare costantemente del fenomeno; e noi de ildentale non ci siamo mai tirati indietro convinti che anche all’interno del settore si debba continuamente ricordare che abusivi e prestanome continuano ad esercitare.
Quindi bene ha fatto la CAO a commissionare la ricerca e presentarla alla stampa venerdì scorso. Ribadito questo, come giornalista di settore non posso non rilevare alcune criticità.
Sinceramente quando la CAO nazionale, dopo la polemica con Eures accusata di aver pubblicato dei dati sull’evasione fiscale dei dentisti giudicati non veritieri, aveva annunciato che avrebbe commissionato alla stessa Eures una ricerca per fotografare il fenomeno dell’abusivismo odontoiatrico avevo sperato in qualche dato “più originale”.
Invece Eures non ha fatto altro, e forse non poteva fare altrimenti, che raccogliere i dati dei Nas, dell’Agenzia delle Entrate, di Miur, Istat etc.: gli stessi che in più occasioni anche noi abbiamo pubblicato. Certo averli in unica pubblicazione, raccolti e commentati, è decisamente utile soprattutto se si vuole comunicare il fenomeno. Scelta quella di utilizzare i dati ufficiali, ha motivato il presidente Eures Fabio Piacenti, per “sviluppare un percorso di analisi coerente, necessario alla produzione di stime attendibili”.
Ovviamente trattandosi di un reato, e quindi di un fenomeno svolto non alla luce del sole, è difficile avere altri dati attendibili, ma sappiamo come quelli “istituzionali” non consentono, comunque, di dare delle certezze. Sappiamo, per esempio, che non esistono dati specifici sull’abusivismo odontoiatrico perchè quelli dei Nas fotografano il reato di prestazione abusiva della professione medica dove all’interno ci sono, sì i finti dentisti, ma anche i tanti finti fisioterapisti, dermatologi, infermieri e le altre figure sanitarie.
Poi ci sono i dati che mancano in assoluto e che invece si sarebbe potuto ricercare e pubblicare come ad esempio quello degli iscritti all’Albo degli odontoiatri interessati da un procedimento disciplinare per prestanomismo o meglio ancora il dato di quanti sono stati sanzionati e quale è stata l’entità della sanzione.
Prima di denunciare, giustamente, il disinteresse della politica verso il fenomeno bisognerebbe anche dimostrare la fermezza di chi è preposto alla tutela della salute dei cittadini (l’Ordine) rispetto alle azioni illecite dei propri iscritti.
Unico dato disponibile, ma non citato nella ricerca, quello degli iscritti sanzionati che si sono appellati alla CCEPS: nel 2010 erano stati 11. Controllate quanti articoli abbiamo scritto su iscritti all’Albo denunciati in questi anni e fate voi le considerazioni: quanti di questi sono stati richiamati dal proprio Ordine per capire la loro posizione? Quanti dei condannati sono stati sanzionati?
La lotta a questo reato passa anche da ferme sanzioni per chi permette ai finti dentisti, finti igienisti dentali di esercitare nei propri studi. Ed anche in questo caso poter dare la notizia delle sanzioni comminate agli iscritti, che come dice il presidente Renzo nella sua prefazione (unico passaggio delle 66 pagine in cui vengano citati i prestanome) è un “odioso” ruolo, potrebbe essere un ottimo deterrente.
L’ultima considerazione riguarda invece i controlli.
934 ispezioni dei Nas nel 2012 verso tutte le attività sanitarie (quindi non solo gli studi odontoiatrici e laboratori odontotecnici) mi sembrano veramente pochi. Sappiamo, poi, che i controlli si effettuano prevalentemente a “colpo sicuro” ovvero dopo la segnalazione del paziente.
Perchè allora non chiedere al Ministero della Salute una più incisiva azione di controllo mirata a verificare chi veramente lavora sui pazienti negli studi odontoiatrici italiani (magari intervistando anche qualche paziente). Tra la fine del 2004 e di primi mesi del 2005 al tempo delle verifiche fiscale volute dal Ministro Tremonti si riuscì ad effettuare 3.154 controlli verso dentisti e laboratori odontotecnici: non molti rispetto agli oltre 50 mila esercenti ma meglio dei controlli effettuati fino ad oggi per stanare abusivi e prestanome.
Norberto Maccagno: direttore de ildentale.it