Oggi, mercoledì 2 ottobre, la Commissione europea ha adottato una comunicazione nella quale si annuncia l'inizio di una valutazione delle normative nazionali che disciplinano l'accesso alle professioni regolamentate, ovvero quelle il cui accesso è subordinato al possesso di qualifiche specifiche o per le quali l'uso di uno specifico titolo è protetto.
L’UE, in vari interventi, ha espresso la sua posizione “liberalista”, anche se ammette che alcune restrizioni “esistono per ottimi motivi, per esempio per proteggere il consumatore”. Tuttavia, continua la Commissione in una nota, “condizioni di accesso troppo restrittive a talune professioni possono scoraggiare o addirittura dissuadere i giovani dall'entrare nel mercato del lavoro. I diversi regimi normativi possono rendere difficile a professionisti qualificati la presentazione di candidature per impieghi in altri Stati membri”.
Secondo la Commissione Europea, migliorare l'accesso alle professioni, in particolare per mezzo di un ambiente normativo più adeguato e trasparente negli Stati membri, agevolerebbe la mobilità dei professionisti qualificati all'interno del mercato unico e la fornitura di servizi professionali transfrontalieri. Potrebbe inoltre avere una ricaduta positiva sulla situazione occupazionale e sulla crescita economica, in particolare perché i soli servizi professionali rappresentano circa il 9% del PIL nell'Unione europea.
"Nonostante i nostri sforzi –sostiene Michel Barnier commissario per il Mercato interno e i servizi- la mobilità dei professionisti all'interno dell'Unione europea è bassa. Le condizioni di accesso a talune professioni possono essere complesse, onerose e spesso molto disparate fra i diversi Stati membri. Questo scoraggia i lavoratori dal cercare e trovare un impiego in altri Stati membri. Sono convinto che la mappatura delle professioni regolamentate da parte degli Stati membri, seguita da una disamina e da una valutazione delle barriere all'accesso alle professioni, sarà un esercizio utile. Non si tratta di deregolamentare le professioni né di sanzionare gli Stati membri bensì piuttosto di garantire un migliore accesso ai servizi professionali rivedendo quali siano le strutture d'ingresso che promuovono meglio un sistema semplificato, adeguato, sicuro e trasparente”.
Con la decisione di attivare la valutazione sulle normative nazionali viene attuato, ricorda la Commissione Europea, quanto prescritto dalla direttiva riveduta sulle qualifiche professionali, una delle priorità dell'atto per il mercato unico I del 2011, e contempla innanzitutto un esercizio di trasparenza: ogni Stato membro deve trasmettere l'elenco delle professioni regolamentate, comprese quelle che lo sono a livello regionale.
Le condizioni di accesso alle professioni, spiega la CE; “possono essere molto diverse da uno Stato membro all'altro e spesso le ragioni alla base di tali differenze non sono ben chiare. Il processo avviato oggi invita in seconda battuta gli Stati membri a condurre nei prossimi due anni una valutazione reciproca delle rispettive barriere in essere che limitano l'accesso ad alcune professioni.