Monito dell’Antitrust ad Ordini ed Albi che a detta dall’autorità garante della concorrenza, non rispetterebbero a pieno quanto imposto del decreto Bersani che nel 2006 cercò di liberalizzare il mercato dei liberi professionisti. Per questo l’Antitrust inviata il Governo ed il Parlamento a rafforzare la legge Bersani.
L’organismo di controllo guidato da Antonio Catricalà giunge a queste conclusioni dopo una lunga indagine avviata nel gennaio 2007 su 13 categorie professionali (medici ed odontoiatri compresi), verificandone anche i codici deontologici.
"La maggior parte degli Ordini sta resistendo ai principi di liberalizzazione introdotti dalla legge Bersani che va dunque rafforzata per garantire maggiore concorrenza nei servizi professionali”, si legge in una nota diffusa dall'Antitrust.
"Dall'indagine -continua la nota- emerge una scarsa propensione delle categorie, sia pur con positive eccezioni, ad accogliere nei codici deontologici quelle innovazioni necessarie per aumentare la spinta competitiva all'interno dei singoli comparti. La liberalizzazione della pattuizione del compenso del professionista, la possibilità di fare pubblicità informativa e di costituire società multidisciplinari non sono state colte come importanti opportunità di crescita ma come un ostacolo allo svolgimento della professione".
Sotto accusa, quindi, i nuovi codici deontologici modificati dopo l’introduzione della legge Bersani, che imponeva di farlo, che di fatto continuano a prevedere controllo autorizzatorio e preventivo.
Nelle 133 pagine del rapporto, l’Antitrust auspica un intervento del legislatore volto ad emendare la legge Bersani, prevedendo: l'abolizione delle tariffe minime o fisse; l'abrogazione del potere di verifica della trasparenza e veridicità della pubblicità esercitabile dagli Ordini; l'istituzione di lauree abilitanti; lo svolgimento del tirocinio durante il corso di studio; la presenza di soggetti terzi' negli organi di governo degli ordini.