La chirurgia radicolare prevede il trattamento delle radici e della forcazione di elementi dentali pluriradicolati affetti da processi patologici di natura diversa, soprattutto parodontale. Si tratta di terapie conservative che permettono il recupero di tali elementi, sacrificandone esclusivamente le porzioni radicolari compromesse.
Il Dentista Moderno (2009;02:60-72) pubblica uno studio in cui, tali procedure chirurgiche, sono state descritte facendo riferimento a tre definizioni molto semplici:
- rizotomia o separazione di radici;
- rizectomia o resezione radicolare;
- amputazione radicolare.
“L’amputazione radicolare –scrivono gli Autori- permette di lasciare inalterata la ricostruzione già presente sull’elemento dentale, oppure di effettuare una semplice coronoplastica al fine di realizzare un’anatomia coronale compatibile con la direzione dei carichi occlusali. Nei casi della rizotomia e della rizectomia, il dente dovrà essere necessariamente protesizzato e i manufatti protesici dovranno essere costruiti in modo tale da permettere sia un’ottimale igiene orale, domiciliare e professionale, sia un’ideale distribuzione dei carichi masticatori sulle radici residue”.
Trattamenti ritenuti una valida alternativa a quella più radicale, rappresentata dall’estrazione del dente e dalla sua sostituzione con una protesi convenzionale, fissa o rimovibile oppure impianto-supportata, indubbiamente più complessa e costosa.
Gli Autori spiegano che la scelta dell’una o dell’altra soluzione (quella conservativa o quella radicale) è legata all’attenta valutazione di tutti i fattori che condizionano la prognosi di queste procedure, che sono principalmente la compliance del paziente e l’esistenza di condizioni anatomo-patologiche favorevoli.
Ottenute queste informazioni, ricavate da un attento esame clinico-radiografico, è necessario eseguire il protocollo terapeutico in ogni sua fase: endodontica, ricostruttiva e protesico chirurgica. “Solo con il rispetto di tutti gli accorgimenti tecnici necessari e la giusta selezione del paziente- concludono- si possono ottenere dei risultati, con una buona prognosi a medio e lungo termine”.