Odontoiatria sociale: collaborazione tra pubblico e privato o in carico al solo servizio pubblico? Se ne è parlato al Collegio dei Docenti
[venerdì 24 aprile 2009]
Per ora c’è l’accordo Ministero della salute Andi ed Oci, in futuro, per far fronte alle esigenze odontoiatriche di salute orale delle persone socialmente deboli, ci vuole un progetto condiviso che possa risolvere il problema utilizzando le scarse, se non nulle, economie pubbliche disponibili.
Questo è quanto è emerso dall’incontro svoltosi questa mattina durante il Congresso nazionale del Collegio dei Docenti dal titolo: “l’odontoiatria sociale dal pubblico e dal privato e dal privato al pubblico”. Un incontro importante, ha spiegato la prof.ssa Elettra De Stefano Dorigo -presidente del Collegio dei Docenti- per trovare i punti in comune di chi opera per l'odontoiatria sociale ma anche per fotografare l’esistente.
Ed a ribadire la necessità che il settore dentale sappia indicare un modello di odontoiatria pubblica che dia delle risposte alle fasce di popolazione socialmente deboli è il prof. Enrico Gherlone, referente presso il Ministero per il settore odontoiatrico. “Per la nostra professione questo è un momento di profondi cambiamenti -ha detto Gherlone- e noi come settore dobbiamo cavalcarli con coraggio. La modifica del modello attuale di odontoiatria pubblica deve essere definita e condivisa da tutti i componenti del settore; liberi professionisti compresi. La sfida sarà nel saper indicare un modello sostenibile, efficace, pur con le poche risorse a disposizione”.
Ma quale modello è sostenibile? Per il presidente della Cao nazionale Giuseppe Renzo, per offrire l’odontoiatria sociale devono essere potenziate le strutture pubbliche, migliorandone l’efficienza, la produttività e coinvolgendo al loro interno anche i dentisti privati. Anche il presidente Aio Salvatore Rampulla ritiene che si deve puntare sugli ambulatori pubblici che devono essere fonte di reddito per le Asl e non in perdita a causa, anche, di ticket che non coprono neppure le spese vive della prestazione. Un modello sostenibile potrebbe essere quello illustrato da alcune cliniche universitarie che prevede l’attivazione di servizi che rilasciano prestazioni extra Lea, a pagamento, in modo da finanziare le prestazioni sociali, in perdita, mettendosi in concorrenza con il dentista privato.
Per quanto riguarda l’accordo Ministero dentisti privati, passato il tempo delle polemiche, dall’incontro è emersa una condivisione sulla valenza sociale dell’iniziativa che cerca di risolvere un problema -10 milioni sono i cittadini, dai dati Inps presentati, che potrebbero usufruire dell’accordo. E proprio a ribadire la valenza sociale dell’iniziativa sono il prof. Gherlone e il presidente dell’Andi Roberto Callioni che rivendica, anche, il ruolo del dentista libero professionista nella tutela della salute orale del cittadino italiano. Ma la preoccupazione del presidente dell’Andi, ci rivela a margine dell’incontro, è quella che creando modelli virtuosi di assistenza pubblica che producano reddito per finanziare le prestazioni sociali, si rischia di penalizzare ed emarginale la figura del dentista libero professionista oggi centrale. Per questo, indica Callioni, un modello futuro sostenibile per l’intero settore dentale, per il sistema pubblico e per il cittadino paziente deve coinvolgere anche il privato.
Ma ad oggi il pubblico cosa fa? 4 mila le prestazioni effettuate all’anno da 3200 professionisti che operano nelle circa 700 strutture pubbliche presenti sul territorio nazionale. I dati, presentati dalla prof. Laura Strohmenger coordinatrice del Centro OMS di Milano, sono il risultato dell’indagine conoscitiva sull’offerta pubblica attivata nel 2007 per conto del Ministero della Salute.
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