Il rischio di osteonecrosi della mandibola è stato associato all’uso di bifosfonati e secondo un articolo pubblicato sulla rivista clinica dell’Academy of General Dentistry’s (AGD) è utile per i dentisti e gli oncologi utilizzare esami radiografici per identificare la presenza di eventuali “tasche fantasma” nei pazienti che assumono questi farmaci in quanto una precoce identificazione può aiutare il paziente ad evitare danni permanenti all’osso mascellare.
Gli autori sostengono, infatti, che anche in presenza di tali tasche individuate attraverso la radiografia sia possibile verificare se queste possono ancora guarire.
Nel 2006 ben 191 milioni sono state le prescrizioni di bifosfonati nel mondo: si tratta di medicinali di uso comune nel curare alcune della patologie più diffuse (mieloma multiplo, osteoposi e metastasi ossee in diverse forme tumorali).
“Ossa sane si possono facilmente rigenerare -spiegano i ricercatori- e siccome le ossa mandibolari hanno un ricambio cellulare molto veloce, possono non guarire nei pazienti che assumono bifosfonati. E’ quindi importante che i pazienti sappiano quelle che possono essere le complicazioni derivanti dalla chirurgia dentale o da estrazioni e che la presenza di tali sostanze possano rendere inefficace il bilanciamento cellulare di rinnovamento osseo”.
Secondo l’AGD è importante che i pazienti che assumo questi farmaci informino i loro dentisti per evitare l’insorgere di complicazioni anche se non è ancora chiaro come i bifosfonati interferiscano con il processo di guarigione dopo interventi di chirurgia odontoiatrica e sono necessarie ulteriori ricerche. Fondamentale, concludono, che i pazienti siano informati del fatto che allo stato attuale non ci sono cure per questo problema.