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Colluttorio alla clorexidina: più efficace se “macchia”
[giovedì 4 giugno 2009]

Se è risaputo che il prolungato uso di colluttori alla clorexidina può provocare la comparsa di pigmentazione indesiderata su denti e lingua, proprio questo indesiderato effetto può dimostrare l’efficacia del colluttorio a base di clorexidina.

A sostenerlo è uno studio sui colluttori che contengono la clorexidina, svoltosi sotto la direzione del Professor Filippo Graziani dell’Università di Pisa e presentato durante il recente congresso degli Amici di Brugg. 

Lo studio è partito dalla considerazione che la clorexidina (CLX) è ritenuta universalmente lo standard di riferimento per il controllo chimico della placca batterica, sia alla luce dell’efficacia dimostrata sul controllo della formazione della placca e sullo sviluppo della gengivite, sia grazie alla sua azione ad ampio spettro sui batteri gram-positivi e gram-negativi, miceti ed alcuni virus.

Nonostante queste caratteristiche, spiegano i ricercatori, l’uso di CLX è limitato, nella durata, dai suoi effetti indesiderati che sono fondamentalmente collegati alla comparsa di pigmentazione: cioè di macchie brune sia sulle superfici dentarie che sulla lingua. Numerosi sono stati i tentativi effettuati per ridurre la comparsa della pigmentazione, in particolare sono stati aggiunti alla clorexidina vari composti chimici, ma non sempre i risultati hanno risposto alle attese e si discute da anni se alcuni di essi riducano addirittura l’efficacia della clorexidina stessa.   

Per realizzare lo studio e per valutare l’efficacia in termini di controllo di placca e di comparsa di pigmentazione dopo un utilizzo prolungato di varie formulazioni di clorexidina allo 0,2%, sono stati scelti tre colluttori fra i più utilizzati in Italia, uno dei quali con agenti anti-pigmentazione, comparandoli con un preparato di acqua e sale, inerte su placca e pigmentazione (placebo).

Sono stati selezionati 72 pazienti in cura presso l’U.O. di Odontostomatologia e Chirurgia Orale di Pisa, che dopo una seduta d’igiene professionale e istruzioni d’igiene orale, sono stati divisi in quattro gruppi di 18, tre gruppi sono stati assegnati ad un collutorio diverso mentre un gruppo, il gruppo controllo, ha fatto sciacqui con acqua e sale.

Tutti hanno effettuato sciacqui bi-giornalieri per tutta la durata dello studio e sono stati “valutati” prima dell'inizio degli sciacqui, dopo una settimana, dopo 21 giorni ed infine al  giorno 35. Inoltre, tutti sono stati fotografati e, attraverso una metodica digitale, sono state valutate la pigmentazione e la luminosità del tessuto dentario.

“In termini di efficacia -sostiene il prof. Filippo Graziani- dopo circa 40 giorni di sciacqui di CLX, il controllo di placca si è rivelato maggiore nelle CLX tradizionali (con indice di placca fra il 7 ed il 10%), mentre il gruppo controllo ed il gruppo con CLX ed antipigmentante hanno riportato indici di placca sul 15%. Questi dati se messi in relazione con il livello iniziale di placca del paziente (parametro fondamentale per comprendere la reale efficacia del collutorio) hanno determinato, per le CLX tradizionali, una riduzione di placca rispetto all'inizio dello studio pari al 75-80% contro il 55-60% ottenibili con le sole manovre d’igiene orale o con la CLX ed anti pigmentante”.

“Per quanto concerne la pigmentazione –continua Graziani– è da dire che è un dato variabile. In particolare, seppur in percentuale decisamente minore rispetto alle CLX tradizionali, anche in presenza di agenti anti-pigmentazione, si possono avere delle pigmentazioni estrinseche. Tuttavia i dati dello studio sembrerebbero indicare che solo in questi casi il collutorio avrebbe i maggiori risultati anti-placca. Al contrario i casi non pigmentati presentano i risultati più modesti. Infatti, è doveroso rimarcare che vi è una differenza nella percentuale di aumento della riduzione di placca del 30% fra soggetti con macchie e quelli senza; a dimostrazione che le CLX, indipendentemente dal tipo, sembrano essere nel lungo termine grandemente più efficaci delle sole manovre d’igiene orale solo nei soggetti in cui provocano anche pigmentazioni. Questo risultato è molto interessante perché apre nuovi scenari nella comprensione dell’efficacia della clorexidina“.

 

 

 


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