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Protesi rotte? Meglio ripararle con lo stesso materiale utilizzato per la sua realizzazione
[venerdì 5 giugno 2009]

La scelta del materiale per la riparazione di protesi fratturate è molto importante per la garanzia della tenuta del risultato; anche se non sempre è semplice valutare tutti i fattori che possono limitare l’efficacia della riparazione stessa come il tempo richiesto dal trattamento, la resistenza meccanica del materiale di riparazione e l’effetto della tensione della concentrazione nella resina acrilica prima della riparazione.

Uno studio pubblicato sulla rivista “Journal of prosthodontics: official journal of the American College of Prosthodontists” ha cercato di valutare l’impatto e le caratteristiche di resistenza e flessibilità, come il limite elastico, di fratture delle protesi riparate utilizzando tipologie di resine acriliche differenti.

I ricercatori hanno eseguito un test di resistenza su 18 protesi per le quali sono state utilizzate diverse resine acriliche (Impact 2000, Lucitone 550, Impact 1500, e QC-20) mentre i test di rottura hanno seguito gli standard ISO1567:1999.

In seguito, tutti i dispositivi fratturati sono stati conservati in acqua distillata a 37 gradi per 7 giorni e  sono state riparate con differenti resine: 6 con la stessa resina acrilica utilizzata per la loro fabbricazione, altre 6 con una resina acrilica autopolimerizzante (TruRepair) e le restanti con una resina acrilica foto polimerizzabile. Il dispositivo riparato è stato poi sottoposto allo stesso test di frattura ed i risultati hanno mostrato differenze per le riparazioni eseguite con le diverse tipologie di resine con l’eccezione del limite elastico che ha mostrato valori simili per tutte le resine utilizzate.

La conclusione cui sono giunti gli autori è che le riparazioni eseguite con lo stesso materiale con cui la protesi era stata costruita offrono maggiori garanzie di successo offrendo infatti valori più alti resistenza all’impatto e alle fratture.

 

 


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