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L’anghilossia e frenulo linguale corto. Servono delle linee guida condivise
[giovedì 11 giugno 2009]

La mobilità della lingua è essenziale per lo svolgimento di molte funzioni per questo diventa importante in odontoiatria pediatrica saper intervenire al meglio in caso di problemi o presunti tali. Un lavoro pubblicato su Dental Cadmos (2009; 05:96-100)  ha cercato di fare chiarezza, attraverso una revisione della letteratura, sui criteri diagnostico-terapeutici, proposti dalla letteratura internazionale, riguardo l’anchiloglossia.

Gli autori hanno analizzato articoli ricavati da una ricerca svolta in PubMed prendendo in esame articoli non solo pubblicati su riviste scientifiche del settore odontoiatrico ma anche di pediatria, chirurgia plastica e otorinolaringoiatria, in quanto convinti che il problema vada considerato attraverso un corretto approccio multidisciplinare. Articoli, come spiegano gli autori,  che denotano come sull’argomento ci sia ancora un acceso dibattito tra i diversi specialisti coinvolti nella gestione di tale patologia.

“La chirurgia –scrivono gli autori- riveste sicuramente un ruolo fondamentale nella risoluzione dell’anchiloglossia, anche se non sono state ancora stabilite chiare indicazioni: il tempo per il trattamento viene in questo caso deciso soprattutto in base all’entità dell’anomalia, tenendo conto che un soggetto può, comunque, non avere necessità di terapia, nel caso in cui non presenti difetti funzionali quali alterazioni del linguaggio e/o disordini ortopedico-facciali o, nel caso degli adulti, una ridotta stabilità protesica”.

“È auspicabile –continuano- che vengano descritte delle linee guida, da parte di enti aventi una certa autorità in campo medico, che siano riconosciute e seguite in campo internazionale; per il momento, la gestione di tale condizione clinica dipende dal buon senso dell’operatore e, per quanto concerne l’odontoiatra, dalla sua esperienza in campo chirurgico e dalla sua capacità di collaborare proficuamente con gli altri specialisti coinvolti nell’approccio multidisciplinare richiesto da tale patologia”.


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