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Tutta l’odontoiatria laziale concorda sui “paletti “ da mettere ai fondi integrativi
[venerdì 26 giugno 2009]

Per una volta tutta l’odontoiatria, quella laziale, si trova concorde esprimendo una posizione condivisa sui fondi integrativi in previsione dei decreti attuativi che dovranno essere emanati entro il 2010 e che renderanno operativi la legge sulla sanità integrativa che impone, tra l’altro, ai gestori dei fondi di fornire prestazioni odontoiatriche per almeno il 25% di quelle totali rese ai propri iscritti.

Sotto l’egida dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Roma, Aio Roma, Aio Lazio, Andi Roma, Andi Lazio, Cenacolo odontostomatologico laziale, e le Cao di Frosinone, Latina e Roma hanno convenuto quanto segue:

1)      Crediamo che la finalità della mutualità volontaria in qualsiasi forma si costituisca, sia la tutela della salute dei propri assistiti. Questo principio può essere realmente garantito solo attraverso la valorizzazione del diritto costituzionale alla libera scelta dell’odontoiatra curante e dell’indipendenza del rapporto medico paziente.

2)      Salvaguardando i principi indicati al punto1, le associazioni firmatarie si renderanno disponibili a promuovere ed a partecipare a un progetto di garanzia e controllo che consenta la verifica sia della corrispondenza delle prestazioni effettuate sia della eticità del rapporto con gli odontoiatri, nonché la gestione di contenziosi in ambito conciliativo (camere di compensazione).

3)      Riteniamo che solo il metodo di rimborso indiretto delle prestazioni fornisca la massima tutela del diritto costituzionale alla libera scelta delle cure e del curante, anche mediante il superamento dell’uso attuale del nomenclatore tariffario (onorario) per il rimborso delle prestazioni. Altre forme di convenzionamento non appaiono idonee e realizzare la migliore assistenza a favore degli iscritti ai fondi per le motivazioni di cui la punto 1.

“Le firmatarie –si legge sul verbale della riunione del 10 giungo scorso- si impegnano alla ricerca della massima compattezza della categoria, nelle sue varie articolazioni locali e nazionali, quale premessa necessaria per aprire un nuovo tavolo di confronto con i soggetti che gestiscono la mutualità volontaria”.


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