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Esame di abilitazione: per medici e dentisti solo una formalità. Anacronistici per il presidente CAO
[giovedì 22 ottobre 2009]

Altro che notai ed avvocati, l’esame di abilitazione per medici, dentisti, farmacisti è poco più di una formalità. Ad indicare come una volta laureati l’esame di abilitazione, necessario per poter svolgere la professione, sia una pura formalità sono i dati diffusi dal Miur e ripresi dal Sole 24 Ore riferiti al 2007.

Il 96% dei 1.127 canditati che si sono presentati a sostenere l’esame di abilitazione a odontoiatria nel 2007 l’hanno ottenuta, il 95% la percentuale dei promossi a medicina mentre hanno superato l’esame il 97% dei farmacisti.

“Gli esami di abilitazione per l'esercizio della professione di Odontoiatra –ci dice il presidente nazionale CAO Giuseppe Renzo- sono anacronistici; falsati da un percorso di verifica inutile, in quanto volto a certificare non la qualità del "prodotto finito" (da conferire al sistema salute del paese), ma a codificare un percorso formativo rispetto al quale gli stessi docenti sono chiamati ad autocertificarsi e ad auto-accreditarsi”.

“Controllore e controllato allo stesso tempo”, commenta il presidente CAO.

E su questo punto il dott. Renzo ricorda come la CAO “ha più volte denunciato questo che rappresenta un vero conflitto di interesse, che risulta ancora di più offensivo per gli stessi docenti”.

“Nel recente passato –ricorda il presidente CAO- il ministero della Salute, dell'Università , il Collegio dei Docenti,  la CAO avevano approvato una riforma seria che poneva responsabilmente al centro del processo di verifica chi ha interesse a che si immetta nel mercato del lavoro , professionisti preparati , invece l'antitrust ( anche con motivazioni in parte condivisibili) ha stoppato l'iter”.

Diverse le percentuali di successo per le atre professioni. L’abilitazione alla professione di notaio rimane un miraggio visto che solo il 7% è riuscito a superare l’esame ma scorrendo i dati del Miur anche per ottenere l’abilitazione da avvocato (24%), consulente del lavoro (31%), architetto (57%), non sembra essere una passeggiata.

“Con amarezza –conclude Renzo- viene da dire, osservando i dati, che si riterrebbe più importante controllare e non consentire l'ingresso ad operatori non correttamente formati nell'ambito dei compiti connessi alla stesura di atti, mentre si da licenza di non curare, curare male (estremizzando di "uccidere") a professionisti della salute solo virtualmente preparati”.

Commentando i dati il presidente della Fnomceo Amedeo Bianco evidenzia invece la capacità di formare i futuri professionisti da parte dell’Università ricordando come per medicina il tirocinio in corsia sia un aspetto fondamentale nella formazione del futuro medico.

“Il corso di studi di medicina è fortemente professionalizzante –commenta Bainco sulle colonne del Sole 24 Ore- la prima selezione avviene con il numero programmato e la scrematura prosegue per sei anni, se si pensa che il tasso di abbandono si attesta al 25%”.

L’associazione studenti degli specializzandi, preso atto che l’esame di abilitazione è una pura formalità, chiede che la laurea in medicina diventi abilitativa.

Analoga richiesta potrebbe essere avanzata anche per odontoiatria visto che da quest’anno il corso passa da cinque a sei anni aumentando considerevolmente la formazione pratica dei futuri dentisti.


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