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Sentenza TAR Emilia Romagna. D’Achille (CAO): “grave delegittimazione dell’Ordine”
[venerdì 15 gennaio 2010]

In attesa di valutare come presidente CAO di Bologna eventuali azioni (possibile un ricorso al Consiglio di Stato), il dott. Carlo D’Achille interviene a titolo personale per commentare quanto deciso dal del Tribunale Amministrativo dell’Emilia Romagna.

“Questa sentenza, che di fatto lede pesantemente il ruolo istituzionale dell’OMCeO di Bologna, vale a dire quello di vigilare sulla pubblicità sanitaria a tutela della salute dei cittadini (e non per interessi corporativistici, come si vuole propagandare a sostegno di tale sentenza) va a creare di fatto una situazione paradossale nella quale gli esercenti le professioni sanitarie sono sottoposti ad un controllo disciplinare, e pertanto sono costretti a rispettare le norme del Codice Deontologico, mentre le società di capitale vengono a trovarsi completamente svincolate da ogni controllo istituzionale nell’ambito di una materia delicatissima qual è la sanità. Ulteriore paradosso: i direttori sanitari di tale strutture, trovandosi soggetti al potere disciplinare degli Ordini, si trovano a pagare di persona per la politica pubblicitaria, irrispettosa del codice deontologico, portata avanti da tali società.

Non desidero entrare nel merito della disparità di trattamento delle parti, iscritti all’Albo e società di capitale sul piano delle ripercussioni economiche, perché secondario al nocciolo del problema: la salute della cittadinanza.

Questa sentenza accelera una deriva concettuale pericolosissima che sposta l’ambito di tutela primario dalla salute del cittadino al libero mercato; come se il libero mercato costituisse il bene ultimo di un sistema sociale. L’Ordine dei Medici, come istituito nel 1946, è stato concepito come organo di controllo della professione e non come entità finalizzata alla tutela di interessi corporativistici. Il voler confondere gli Ordini professionali con i Sindacati di categoria non giova a nessuno, anzi, svilisce un organo di controllo fondamentale per le professioni mediche le quali, non mi stancherò mai di ripeterlo, hanno come oggetto professionale la salute dei cittadini.

Trattare la pubblicità sanitaria alla stregua di una comune pubblicità commerciale mette in pericolo gravissimo la cittadinanza che viene spinta sempre più a consumare ed abusare delle procedure diagnostiche e terapeutiche. Lo specchietto per le allodole della gratuità di esami invasivi e potenzialmente dannosi, quali le indagini radiografiche, al fine di accaparrare clienti (ormai non più pazienti) non può che aumentare il dosaggio di raggi X sulla popolazione. Tutto questo in nome del libero mercato. Scippare le competenze mediche ai medici, chiamare in causa Authority che non posseggono alcuna competenza sulla salute e sulla tutela della salute pubblica rappresenta un’involuzione del sistema sociale. Credo che il nostro Paese, che vanta le scuole di medicina più antiche del mondo, abbia il diritto ed il dovere di ergersi a baluardo della tutela della salute umana, e non barattarla in nome di interessi economici di cortissimo respiro, perché la prevenzione delle malattie costa assai meno della cura”.

 


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