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I sistemi sbiancanti sono efficaci? Una ricerca italiana, non in vitro, ne analizza gli effetti
[mercoledì 20 gennaio 2010]

In una recente ricerca dell’Università di Trieste, pubblicata su Operative Dentistry e riproposta da Il Dentista Moderno (2009;12:62-65), sono stati valutati gli effetti in vivo di due sistemi di sbiancamento professionali sulle caratteristiche morfologiche e di rugosità superficiale dello smalto dentario, attraverso l’analisi profilometrica di repliche in resina epossidica. Si tratta di una delle pochissime ricerche sull’effetto degli agenti sbiancanti effettuate in condizioni cliniche. Gli studi sui potenziali effetti dannosi dei prodotti per lo sbiancamento dentario sono infatti numerosi, ma per lo più si tratta di lavori in vitro, che non riproducono le condizioni del cavo orale.

Nello studio condotto dal gruppo di ricerca della prof.ssa Milena Cadenaro e del prof. Lorenzo Breschi, professori associati al la Clinica odontoiatrica e stomatologica dell’Università di Trieste, sono stati coinvolti diciotto soggetti, metà dei quali sono stati trattati con un gel a base di perossido di idrogeno al 38% (Opalescence Xtra Boost) e l’altra metà con prodotto un perossido di carbamide al 35% (CP) (Rembrandt Quik Start). Gli agenti sbiancanti sono stati applicati secondo i protocolli consigliati dai produttori ripetendo i trattamenti quattro volte, a intervalli di una settimana. Per la valutazione della superficie dello smalto sono state rilevate delle impronte di precisione dell’incisivo centrale superiore di destra di ciascun paziente prima dello studio e dopo ciascuna seduta di sbiancamento. Dalle impronte sono stati poi ricavati dei modelli in resina epossidica, utilizzati per analizzare la rugosità di superficie mediante un profilometro (Talysurf CLI 1000). I modelli in resina epossidica sono stati anche osservati al microscopio elettronico a scansione. I risultati delle prove profilometriche e l’analisi al microscopio non hanno messo in evidenza differenze significative della rugosità superficiale delle repliche di smalto, sia con il perossido di idrogeno al 38% che con il perossido di carbamide la 35%, dimostrando che i due sistemi di sbiancamento ad alta concentrazione testati non alterano la rugosità superficiale dello smalto, anche dopo applicazioni ripetute. Tale ricerca in vivo ha ulteriormente confermato la validità della metodica di sbiancamento dentario, la sua efficacia clinica e l’assenza di effetti collaterali significativi.


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