Chi Siamo Iscriviti Archivio L'Esperto risponde Archivio SOle 24 Ore Odontoiatria  
Rigenerazione ossea: efficace l’osso congelato. Lo dimostra uno studio dell’Università di Trieste
[martedì 26 gennaio 2010]

E’ stato recentemente pubblicato sul Journal of Periodontology una sperimentazione dell’Università degli Studi di Trieste, coordinata dal prof. Roberto Di Lenarda, direttore della Clinica Odontoiatrica e Stomatologica, e dal dott. Claudio Stacchi, docente di implantologia nella Scuola di Specializzazione in Chirurgia Odontostomatologica, che ha dimostrato come l’utilizzo dell’osso omologo congelato sia efficace nelle tecniche di rigenerazione ossea, ed in particolare negli interventi di grande rialzo di seno mascellare.

“Il materiale di prima scelta per questi interventi – spiegano Di Lenarda e Stacchi– è stato considerato per lungo tempo l’osso autologo, effettuando un prelievo da una zona donatrice che però, soprattutto per i rialzi bilaterali, è necessariamente extraorale. Ciò comporta disagi e rischi aggiuntivi per il paziente: il ricorso all’anestesia generale, con conseguente aumento della morbidità e tempi di recupero allungati. Tra i biomateriali sperimentali impiegati negli ultimi anni per trovare l’alternativa ideale all’osso autologo  vi sono molti materiali di sintesi o di origine animale (xenoinnesti bovini e suini) che hanno dimostrato una buona efficacia clinica, a fronte però di un costo economico rilevante”.

I ricercatori hanno così verificato la possibilità di utilizzare come materiale da innesto il tessuto osseo umano congelato, già usato in ortopedia da diversi anni. “Abbiamo ottenuto il materiale dalla Banca dei Tessuti di Treviso, accreditata dal Centro Nazionale Trapianti, che si occupa di tutto il processo di gestione del tessuto (prelievo, trattamento, conservazione, distribuzione e follow-up), garantendone qualità e sicurezza. Seguendo un protocollo rigorosamente controllato, dopo aver adeguatamente informato i pazienti ed acquisito il loro consenso, abbiamo trattato una cinquantina di casi”.

Una serie di dieci di questi, a sei mesi dall’intervento, è stata sottoposta al prelievo di una biopsia ossea nella zona dell’innesto, in occasione dell’inserimento degli impianti. L’analisi istologica ed istomorfometrica dei prelievi ha rilevato come l’osso omologo congelato si fosse perfettamente integrato nella zona ricevente e avesse stimolato la formazione di nuovo osso. “Non si sono verificati fenomeni di rigetto – sottolineano gli Autori – e abbiamo avuto la conferma che si erano verificati tutti i processi fisiologici attesi: la formazione di nuovo osso vascolarizzato, il rimaneggiamento e riassorbimento dell’innesto e la sua sostituzione con trabecole ossee che sono caratteristiche di una struttura funzionante. Questi dati incoraggianti hanno aperto inoltre la strada per l’utilizzo di questo biomateriale in altre applicazioni”.

“Abbiamo testato –conclude Di Lenarda- l’impiego di osso omologo nell’aumento di spessore di creste atrofiche a fini implantari, ottenendo anche qui risultati incoraggianti che verranno pubblicati a breve in un articolo che è stato già accettato dall’International Journal of Periodontics and Restorative Dentistry. Sono necessarie, comunque, ulteriori ricerche ed approfondimenti per valutare compiutamente il comportamento e le potenzialità di questo biomateriale, che potrebbe divenire molto importante soprattutto nel trattamento delle gravi atrofie e difetti post-traumatici, dove è difficile poter reperire quantità di osso autologo adeguate, sia in sede intra che extraorale”.  


Riproduzione vietata Ritorna alle notizie
Aiutaci a mantenere viva l'informazione de ildentale: abbonati

 
Questo sito utilizza cookie di profilazione propri e di altri siti per inviare all'utente comunicazioni commerciali in linea con le preferenze manifestate durante la navigazione.
AVVISO: D-Press sas informa che, accedendo al sitowww.ildentale.it l'utente acconsente all'uso dei cookies per le finalità sopra indicate.
Proprietà D-Press sas PI:01362010058 redazione@ildentale.it