La Commissione di esperti convocati dalle Entrate nella riunione del 31 marzo hanno approvato all’unanimità i correttivi proposti per adeguare gli studi di settore alla situazione di crisi economica dello scorso anno. Correttivi “su misura” che tengono conto delle particolarità delle varie attività ma anche le differenti realtà territoriali.
“I nuovi correttivi –spiegano le Entrate- sono il frutto di un’accurata analisi dell’impatto della crisi, basata sulla raccolta delle informazioni fornite dalle associazioni di categoria, a loro volta incrociate con i risultati delle analisi dei settori svolte da Banca d’Italia, Istat, Isae, Prometeia e altri istituti di ricerca di primaria importanza in campo economico aziendale. Le elaborazioni sono state effettuate su un panel di 2 milioni di contribuenti che hanno applicato gli studi di settore nel quadriennio 2006-2009”.
Secondo quanto reso pubblico dall’Agenzia delle Entrate sono tre gli interventi principali apportati.
Interventi relativi all’analisi di “normalità economica” per i soggetti che presentano una contrazione dei ricavi/compensi. In particolare, si va a incidere sulla durata delle scorte e la rotazione del magazzino, tenendo conto di merci e prodotti invenduti a seguito della contrazione delle vendite.
Il secondo tipo di intervento sono i “correttivi congiunturali di settore”, che riguardano tutti i soggetti non congrui. Si introduce un fattore di correzione applicato al singolo modello organizzativo, considerando la contrazione dei margini e il minor utilizzo degli impianti, per le imprese. Per i professionisti che operano a prestazioni, l’intervento tiene conto del possibile aumento del peso degli acconti sul totale dei compensi.
La terza linea d’azione riguarda i “correttivi congiunturali individuali”, che interessano i soggetti non congrui che presentano una riduzione dei ricavi/compensi dichiarati. In questo caso, i coefficienti congiunturali strutturali e territoriali vanno a cogliere il grado di crisi registrato dal singolo soggetto.
“Visto che la richiesta che puntava alla non applicabilità degli studi di settore per l’anno d’imposta 2009 –ci dice il segretario sindacale ANDI Gianfranco Prada- non è stata accolta, come ANDI ci siamo attivati affinché la ricaduta della loro applicazione fosse il meno negativa possibile per gli odontoiatri italiani. In tal senso presso la nostra sede nazionale nei giorni scorsi si è tenuto un incontro con il dott. Giampiero Malagnino, coordinatore delle professioni sanitarie nella “Commissione degli Esperti degli Studi di Settore” al Ministero dell’Economia e delle Finanze, e i responsabili per le tematiche fiscali dei medici, dei veterinari, degli psicologi e delle ostetriche per concordare gli interventi da richiedere. Richieste con l’obiettivo di far applicare un correttivo individuale per la crisi economica che tenesse conto della riduzione di incassi rispetto agli anni 2007 e 2008, della difficoltà ad incassare i crediti verso i pazienti e della riduzione dei dipendenti”.
Ricordando gli importanti risultati già ottenuti dall’ANDI verso l’adeguamento degli Studi di settore come la diminuzione degli impatti sulla congruità dei beni strumentali e del personale dipendente, il dott. Prada sottolinea positivamente i correttivi apportati che però, dice, dovranno essere “verificati sul campo”.