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Rigenerazione localizzata con osso suino. Uno studio italiano
[lunedì 26 aprile 2010]

La presenza di difetti ossei, localizzati nei processi alveolari, può impedire l’uso di impianti, a causa dell’insufficiente volume osseo atto all’ottenimento dell’osteointegrazione. Il riassorbimento localizzato osseo può impedire anche un buon risultato estetico, a causa dello scarso supporto dei tessuti molli. L’innesto di osso autologo, spiegano gli Autori del Lavoro pubblicato su Il Dentista Moderno (2010;04:68-79) è considerato il gold standard, ma presenta svantaggi per il paziente quali un sito donatore e il rischio di morbilità. L’uso di innesti alloplastici, allogenici o xenogenici è diventato, quindi, un’alternativa attrattiva. Un recente studio, condotto nella mascella di conigli, ha dimostrato che l’innesto di osso suino ha una forte proprietà osteoconduttiva ed è, con il tempo, rimodellato e rimpiazzato con nuovo osso. Lo studio pubblicato su Il Dentista Moderno descrive una tecnica studiata per ricostruire un volume osseo adeguato all’installazione di un impianto e atto a sostenere i tessuti molli al fine di ottenere un adeguato risultato estetico.

“I risultati di questo studio, clinico e istologico –concludono gli Autori- suggeriscono che l’utilizzo di una miscela di gel collagene (OsteoBiol Gel 0, Tecnoss) amalgamato a osso collagenato di origine suina (OsteoBiol Gen-Os, Tecnoss) come materiale riempitivo in combinazione con una lamina corticale ossea (OsteoBiol Lamina Corticale Soft, Tecnoss) possono aumentare l’osso di creste alveolari in difetti localizzati, in preparazione all’inserimento di impianti dentali. Non vi sono state complicanze, se non in uno dei due casi, quando, dopo circa tre settimane, si è assistito a una parziale esposizione della testa della vite di osteosintesi che non ha, peraltro, dato origine ad alcuna reazione infiammatoria o infettiva e senza, comunque, influire sulla guarigione ossea. Tali dati testimoniano l’ottimale biocompatibilità dei materiali utilizzati”.


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